L’episodio pilota è stato pubblicato. La trama però è vita vera. É quella del primo bambino nato con la gestazione per altri, da quando questa pratica è diventata reato universale in Italia. Si tratta del figlio di una coppia aretina, nato alla fine di febbraio a San Diego, in California. I due genitori, tra i trenta e i quarant’anni, avevano scelto il più liberal degli stati Usa, dove avevano poi trovato una donna disposta a portare avanti la gravidanza, iniziata grazie al seme donato da uno dei due uomini. Ma dal 3 dicembre le cose sono cambiate.

Pena e multa – La maternità surrogata diventa reato universale in Italia con la legge che prende il nome dalla deputata di Fratelli d’Italia, Maria Carolina Varchi. Non più “solo” illegale, quindi, ma anche reato universale, ovvero punibile anche se praticata all’estero. E il fatto che il bambino sia stato concepito nove mesi fa, e quindi prima dell’entrata in vigore della legge, non fa differenza. La legge Varchi prevede il reato di gestazione per altri con carattere continuato, comprendendo anche tutta la procedura di fecondazione. La pena e le multe restano quindi le stesse. Rientrare in Italia, ad Arezzo, significa per questa famiglia rischiare dai tre mesi ai due anni di reclusione e multe da 600mila euro fino a un milione. «Al momento resteranno negli Stati Uniti – spiega l’avvocato Gianni Baldini a La Stampa – perchè qui vige lo ius soli. Il bambino è dunque cittadino americano e i genitori possono restare al suo fianco fin quando vorranno»

Senza prescrizione – «Tornando in Italia con il bambino, i due professionisti avrebbero la possibilità di dimostrare che quella legge è incostituzionale ed è anche contraria al principio della doppia discriminazione, in base al quale un reato può essere contestato all’estero se la condotta è considerata reato in entrambi i Paesi. Negli Usa la gestazione per altri è perfettamente legale», chiarisce il legale. Ma per il momento la coppia di giovani aretini preferisce rimanere in California, piuttosto che imbarcarsi in una battaglia legale. «Non hanno intenzione di tornare. I miei assistiti mi hanno rivelato di essere preoccupati per questa deriva che vuole negare i diritti – afferma il legale, che è anche docente di Biodiritto all’università di Siena – anche perché la legge Varchi non contempla tempi di prescrizione del reato. In qualunque momento dovessero tornare in Italia, dunque, i due aretini si vedrebbero costretti a intraprendere un lungo braccio di ferro con la giustizia». Per Baldini, il nostro Paese ha bollato la gestazione per altri come reato universale «al pari del genocidio, della tortura o della pedofilia» ma non è stata ancora applicata contro nessuno, avendo come solo scopo quello della deterrenza, «per scoraggiare le coppie a farvi ricorso».