Largo del Nazareno, sede del Partito democratico

Largo del Nazareno, sede del Partito democratico

«Io posso essere un segno di contraddizione ma non voglio essere uno strumento di divisione». Nel primo giorno di votazioni per il Quirinale rispunta un nome, il nome. Quello di Romano Prodi, che nell’ultima elezione per il capo dello Stato, venne impallinato dai centouno ignoti franchi tiratori del suo partito. Il “tradimento” contro il Professore è lo scheletro nell’armadio in casa Pd. Ed è arrivato il momento di farci i conti, ancora una volta.

Dopo quell’aprile 2013 l’ex presidente del Consiglio ha sempre negato la sua disponibilità per il Colle. Il deputato pd Pippo Civati tuttavia continua a volerlo alla presidenza della Repubblica. Posizione ribadita in una lettera inviata al segretario Matteo Renzi qualche giorno fa. «Un candidato, che tiene insieme le caratteristiche del politico con rilevanti competenze tecniche, forte per le sue esperienze istituzionali», sono queste le parole con cui il politico lombardo descrive Prodi, il personaggio auspicato dalla parte di minoranza dem di cui è riferimento politico.

L’altra minoranza interna al Pd, quella che fa capo a Bersani, sembra convergere verso la linea stabilita dal segretario Matteo Renzi. Le consultazioni di ieri hanno un po’ riorganizzato le carte: in quindici minuti circa, questa la durata dell’incontro, il premier ha proposto a Bersani la candidatura di Sergio Mattarella, giudice della Corte Costituzionale, oltre a quella di Fassino, cercando di isolare e quindi di archiviare l’ipotesi Amato. Se Civati lo considera “un diversivo”, i bersaniani gradiscono. «A noi Mattarella piace molto, ha i requisiti di autorevolezza e autonomia che sono necessari», ha commentato Miguel Gotor, senatore Pd. «Ed è molto positivo anche per l’unità del partito».

Sergio Mattarella è il nome di Matteo Renzi anche all’assemblea nazionale dei grandi elettori del Pd, precedente all’inizio della seduta in Aula. La seduta inizia alle 15 nell’Aula della Camera, da domani si voterà due volte al giorno, come hanno deciso i capigruppo di Camera e Senato. Sui tempi e i modi Renzi ha le idee chiare: scheda bianca nelle prime tre votazioni ed elezione che sia «un’occasione per cancellare le ferite del 2013». Centouno compresi.
Marta Latini