Eva Kaili (Fonte: wikimedia commons)

Sono 750 mila euro i soldi, per ora contabilizzati, trovati nei sacchi sequestrati a Eva Kalili, vicepresidente sospesa del Parlamento Europeo. Ma chi glieli abbia dati e in quale modo sono tra i punti che gli investigatori cercano ancora di capire. Si allarga lo scandalo del “Qatar Gate” che ha investito le istituzioni europee. Nel pomeriggio del 12 dicembre è attesa la plenaria di Strasburgo, un’occasione che potrebbe trasformarsi in una resa dei conti per il partito socialista coinvolto nel presunto giro di mazzette dal Medio Oriente.

Cosa si cerca – Tra i punti da chiarire c’è prima di tutto l’origine dei contanti trovati in casa di Eva Kaili e di Antonio Panzieri, questi ultimi per un totale di 600 mila euro. Secondo le prime stime i soldi sequestrati a Kaili ammonterebbero invece a circa 750 mila euro, di cui 600 mila trovati nella valigia che il padre stava portando via al momento della perquisizione. Si cerca anche l’identità della persona che la famiglia Panzieri chiamava nelle intercettazioni “il gigante” e che avrebbe dato loro una carta di credito intestata a terzi. Si indaga infine sul perché Panzieri abbia speso 100 mila euro per una vacanza di Natale e sia coinvolto in un giro di regalie attraverso l’ambasciatore marocchino in Polonia.

Gli antefatti – Il 9 dicembre a Bruxelles Eva Kaili, vicepresidente del parlamento europeo ed eurodeputata socialista greca per il partito Pasok, è stata fermata dopo che perquisendo la sua abitazione le autorità hanno trovato sacchi di banconote. L’operazione ha svelato come la presidente, assieme ad altri colleghi, fosse al centro di un’inchiesta avviata a metà anno nella quale Marocco e Qatar avrebbero corrotto alcuni parlamentari europei per orientare le posizioni economiche e politiche delle istituzioni occidentali a loro favore. Il Qatar, in particolare, l’avrebbe fatto per ottenere dall’Europa una maggiore indulgenza rispetto alle violazioni dei diritti umani e dei lavoratori avvenute durante i preparativi per i mondiali di calcio.

Le persone coinvolte – Il 9 dicembre sono stati fermati con l’accusa di corruzione anche i tre italiani Antonio Panzieri, ex europarlamentare di Pd e di articolo 1, Luca Visentini, segretario dell’organizzazione internazionale dei sindacati Ituc e Niccolò Figà Talamanca, segretario generale dell’Ong No peace without justice. Lo stesso giorno sono stati messi in stato di fermo anche Francesco Giorgi, assistente parlamentare e compagno di Eva Kaili, e i familiari di Pazieri: la moglie Maria Dolores Colleoni e la figlia Silvia Panzieri, che si trovavano in Italia. Non risulta invece indagato Marc Tarabella, l’eurodeputato socialista belga che l’11 dicembre ha subito una perquisizione nella sua abitazione da parte dei magistrati di Bruxelles.

La Plenaria a Strasburgo – Dopo gli interrogatori di garanzia, la giustizia belga ha convalidato l’arresto di quattro delle persone coinvolte: Eva Kaili, Antonio Panzieri, Niccolò Figà Talamanca e Francesco Giorgi. Dure le reazioni all’interno del principale gruppo di centrosinistra nel Parlamento Europeo, S&D. L’eurodeputato Raphael Glusksmann, a capo della Commissione sulle ingerenze straniere (Inge) ha annunciato che la sua Commissione si occuperà del caso. «La democrazia non è in vendita», ha ribadito via Twitter.