“Una sentenza già scritta”, commentano gli avvocati di Silvio Berlusconi. L’ex premier è stato condannato in appello a 4 anni di reclusione per frode fiscale sui diritti tv Mediaset: la decisione dei giudici della Corte d’Appello di Milano è arrivata nella serata dell’8 maggio. L’entourage del Cavaliere era rassegnato a ricevere la cattiva notizia e Berlusconi ha taciuto dopo la sentenza, preferendo non smuovere troppo le acque in un momento politico così delicato. “E’ un obbrobrio”, s’è limitato a dire l’ex premier. L’intenzione del Pdl è quella di continuare ad appoggiare il governo Letta in omaggio al “senso di responsabilità”, tenendo separato il destino della neonata legislatura dalle beghe giudiziarie del leader pidiellino.

L’accusa per la quale Berlusconi è stato condannato in secondo grado è quella di frode fiscale: il proprietario di Mediaset avrebbe gonfiato il prezzo dei diritti televisivi e cinematografici acquistati dalla propria azienda così da evadere le tasse. Prima che la Cassazione pronunci il verdetto definitivo (il tempo medio di fissazione di un processo è di sei-sette mesi), i difensori di Berlusconi possono pescare un’ultima carta dal mazzo: è attesa la pronuncia della Consulta sul processo di attribuzione sollevato dal Cavaliere nel marzo 2010, quando era Presidente del Consiglio. In quell’occasione, Berlusconi aveva richiesto il rinvio dell’udienza del processo Mediaset per legittimo impedimento: richiesta respinta dal tribunale. Se la Corte Costituzionale dovesse accogliere il ricorso dell’ex premier, si aprirebbe uno scenario inedito: la sentenza di secondo grado perderebbe efficacia e il prosieguo del processo prenderebbe una strada nebulosa. In caso contrario, la Cassazione, entro fine anno, potrebbe decretare la fine della stagione politica targata Berlusconi: la condanna sarebbe definitiva e, insieme ai 4 anni di reclusione (solo uno effettivo da scontare per via dell’indulto relativo a reati commessi prima del 2006, legge voluta proprio dal governo Berlusconi), il Cavaliere sarebbe interdetto per 5 anni dai pubblici uffici e dovrebbe versare 10 milioni di acconto come risarcimento all’Agenzia delle entrate.

Un altro scenario preoccupa Berlusconi: dietro l’angolo c’è il processo Ruby, che riprenderà lunedì 13 maggio. La sentenza di primo grado potrebbe arrivare subito, anche nel giro di una-due settimane, e anche in questo caso il verdetto (di condanna) sembra già scritto. Se alla condanna per il processo Mediaset si aggiungesse anche quella del processo Ruby, il leader del Pdl sarebbe schiacciato tra il martello e l’incudine, perché l’indulto di cui sopra decadrebbe. E così, in caso di duplice condanna, sulla testa di Berlusconi penderebbero, come minimo, sei anni di reclusione.

Il Pdl, nel frattempo, ha reso noto con un comunicato che sabato 11 maggio si terrà a Brescia, in Piazza Duomo alle 16, una manifestazione “in difesa di Silvio Berlusconi”, con la sua partecipazione.

Francesco Paolo Giordano