Il Ministero dell’Economia ha affidato una parte dei lavori sul Recovery Plan all’azienda statunitense McKinsey, leader mondiale nel settore delle consulenze. La notizia, il 5 marzo, è arrivata da Radio Popolare. In un comunicato, diffuso il giorno successivo, il Mef ha chiarito che «McKinsey non è coinvolta nella definizione dei progetti del PNRR» e che «gli aspetti decisionali, di valutazione e definizione dei diversi progetti restano unicamente in mano alle pubbliche amministrazioni». Poche righe che confermano la notizia senza spiegare i motivi della decisione. Al contrario, suscitano nuove domande.

Palazzo delle Finanze, sede del Ministero dell’Economia

I dubbi – Anzitutto, perché McKinsey è stata ingaggiata senza previa consultazione del Parlamento, o quantomeno delle commissioni economiche delle Camere? E c’entra qualcosa il fatto che Vittorio Colao, ministro per l’Innovazione tecnologica nel governo presieduto da Mario Draghi, abbia lavorato per un decennio per la società statunitense? A queste domande, via XX settembre non ha risposto. Uno dei pochi dettagli forniti dal ministero riguarda il valore del contratto stipulato con McKinsey: 25mila euro iva esclusa, una somma “sotto soglia”, che ha permesso al ministero guidato da Daniele Franco di siglare l’accordo senza gara d’appalto. Una cifra irrisoria se si pensa alle normali parcelle dei consulenti della società: come ha scritto Stefano Feltri su Domani, la tariffa più bassa di McKinsey è di 27mila dollari a settimana e garantisce che un partner (uno solo) dell’azienda si dedichi part-time al cliente. Difficile credere che basti una persona, per di più part-time e per soli sette giorni, a soddisfare i compiti affidati dal ministero, ovvero «l’elaborazione di uno studio sui piani nazionali “Next Generation” e un supporto tecnico-operativo di project-management per il monitoraggio dei diversi filoni di lavoro per la finalizzazione del Piano». È inoltre probabile che, lavorando allo studio commissionato dal Mef, la società di consulenza entri in possesso di informazioni strategiche riservate: quali sono? Chi e come le maneggerà? Via XX settembre si è limitata a garantire che le informazioni sul contratto saranno rese pubbliche, in ottemperanza alla normativa sul rispetto della trasparenza.

I precedenti – Non sono solo i modi a generare perplessità. Negli anni, McKinsey è stata scelta da varie amministrazioni per affiancare le strutture pubbliche ed elaborare strategie. Le polemiche non sono mai mancate. Il presidente francese Emmanuel Macron, con un contratto di 3,4 milioni di dollari, ha affidato all’azienda statunitense un piano di “implementazione vaccinale”, che ha ottenuto finora scarsi risultati. Un’inchiesta del New York Times ha rivelato che, negli ultimi dieci mesi, il governo francese ha stipulato con McKinsey ben ventisei contratti, in diversi settori. La multinazionale ha siglato accordi simili in campo vaccinale con Germania e Regno Unito. Negli Stati Uniti, i metodi di McKinsey sono oggetto di discussione da anni: a inizio febbraio, l’azienda ha accettato di versare un risarcimento da 573 milioni di dollari a 49 Stati americani: il procuratore generale del Massachusetts ha stabilito che il colosso delle consulenze ha suggerito ad alcune case farmaceutiche le strategie per aumentare le vendite di antidolorifici a base di oppioidi, il cui consumo oltreoceano è ormai paragonato a una vera e propria epidemia. Un’altra inchiesta del New York Times, pubblicata nel dicembre 2019, ha svelato che McKinsey venne scelta dall’amministrazione Trump per uno studio sulla possibilità di tagliare le spese legate all’immigrazione; in quel caso, la multinazionale consigliò una riduzione delle quantità di cibo e dell’assistenza medica garantite ai rifugiati.