In Italia le leggi elettorali cambiano come cambia il vento. E ora si pensa già a un nuovo sistema per sceglere Camera e Senato. A gennaio Montecitorio voterà la legge elettorale, che sarà utilizzata per le politiche 2027 e vedrà forse un antiicipo del premierato, con l’indicazione del candidato Presidente del Consiglio sulla scheda.
Dal proporzionale puro al sistema misto – Nel 1946, dopo 20 anni di dittatura e di sistema plebiscitario, il meccanismo per eleggere deputati e senatori doveva essere l’esatto opposto di quello proposto dalla “Riforma della reppasentanza politica” voluta da Mussolini. Si optò per il classico proprizionale puro con la legge 74 del 1946. Nel 1993 arriva la prima riforma, il sistema misto proporzionale-maggioritario firmato da un deputato siciliano, l’attuale Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, da cui il nome di Mattarellum. Con la legge 270 del 21 dicembre 2005 arriva il Porcellum, un proporzionale con premio di maggioranza, poi dichiarato parzialmente incostituzionale.
Nel 2015 ci riprova Matteo Renzi. Questo volta con l’Italicum, un sistema proporzionale con premio di maggioranza e soglia di sbarramento valido solo per l’elezione della Camera dei Deputati. Anche questa riforma però è stata dichiarata parzialmente incostituzionale. Nel 2017 si ritorna al sistema misto proporzionale-maggioritario con il Rosatellum, la legge elettorale che si è utilizzata sia alle politiche 2018 che a quelle del 2022, che prevede 245 seggi per la Camera e 122 per il senato assegnati con metodo proporzionale e 147 seggi alla Camera e 74 al Senato assegnati con metodo maggioritario. Tradotto: se ci sono tre canddiati – cdx, Pd e M5S – vince chi prende un voto in più.
Il “Melonellum” – Se ci sono Paesi del mondo che non cambiano da secoli il loro sistema elettorale, per esempio il Regno Unito, è invece di italica tradizione cambiare legge elettorale, o almeno tentare, quando si è al governo, qualunque sia il suo colore. Giorgia Meloni in campagna elettorale non ha mai nascosoto il suo pensiero sulla riforma del premierato e ora vuole portare a termine il lavoro. Il capogruppo di Fdi alla Camera Giovani Donzelli spiega che una nuova legge elettorale serve per «assicurare stabilità» dato che «con questa legge il rischio che nessuno abbia la maggioranza alle prossime elezioni esiste eccome: loro ne sarebbero felici, perché sarebbero prontissimi a fare un governo con tutti dentro, noi no. Noi vogliamo che chiunque vinca possa governare per 5 anni». L’idea che sta girando tra gli uffici è quello di promuovere il sistema di elezione delle regioni – il cosiddetto Tatarellum – a livello nazionale. In altre parole si tratterebbe di un sistema proporzionale con premio di maggioranza – si pensa al 55% dei seggi – e addio ai collegi uninominali. Dai partiti che sostengono l’esecutivo arrivano i primi commenti a quello che potremmo definire, con un po’ di fantasia,“Melonellum”. Lucio Malan – capogruppo al Senato per FdI – fa sapere che «il premio di maggioranza è una delle ipotesi allo studio», mentre Raffaele Nevi – portavoce dei forzisti – sposa il ritorno al proporzionale duro e puro, corretto peròcon il premio per «evitare papocchi dopo il voto». Nevi però è scettico sul nome del candidato presidente del Consiglio sulla scheda perché «noi siamo affezionati al metodo del chi prende più voti fa il premier».
Sinista unita – I partti del cosiddetto campo largo, che alle elezioni 2022 nei collegi uninominali si era diviso, erano usciti sconfitti un pò ovunque. Ora però, che si è consolidato il tridente Pd-Avs-M5S; hanno intenzione di presentarsi uniti alle prossime elezioni, cercando di dare la spallata a Meloni&C. La segretaria dem Elly Schlein punta il dito contro la maggioranza: «Hanno capito che avendo noi riunito la coalizione progressista, vinceremmo le prossime elezioni politiche». Riccardo Magi, numero uno di +Europa, è più duro: «Meloni, sconfitta alle regionali, si propone di conservare il potere con una proposta che è in realtà un porcellum in salsa meloniana». Per i verdi parla Nicola Fratoianni che considera questa una modifica «solo per convenienza».
Si smarcano i 5 Stelle: il capogruppo alla Camera Riccardo Ricciardi fa sapere che «Siamo sempre stati contrari a questa legge elettorale. Siamo per cambiarla, siamo per il proporzionale» aggiungendo che «il centrodestra vuole cambiarla perché teme di non toccare palla sui colleghi in due terzi del Paese»




