Il 9 novembre si è svolto il primo tavolo di confronto a Palazzo Chigi tra la premier Giorgia Meloni e i sindacati. Entrambe le parti si dicono soddisfatte degli esiti del vertice, sebbene per ora non sia arrivata alcuna risposta concreta alle richieste avanzate al governo da Cgil, Cisl e Uil. «Piena disponibilità al confronto, ma oggi non abbiamo ricevuto alcuna risposta in merito», ha dichiarato il segretario di Cgil Maurizio Landini. La presidente del Consiglio ha sottolineato la centralità del lavoro nel suo programma e ha ribadito l’apertura alle richieste prioritarie dei sindacati relative alla tutela dei salari e delle pensioni, al caro-energia e alla Quota 41.
Sindacati – Il vertice ha visto la piena partecipazione delle forze sindacali, con la presenza del blocco Cgil, Cisl e Uil, ma soprattutto dell’inaspettata Ugl, di collocazione politica di centrodestra. In merito al coinvolgimento di quest’ultimo, il segretario di Uil Pierpaolo Bombardieri ha manifestato le sue perplessità, in quanto non firmatario delle richieste avanzate al governo, aprendo tuttavia alla massima collaborazione con tutti. «Le risorse economiche sono quelle di cui si è parlato, noi abbiamo chiesto di aggiungere ai calcoli già fatti un’extra tassa sugli extraprofitti», ha aggiunto nel corso dell’intervista rilasciata fuori da Palazzo Chigi. Posizione netta quella di Maurizio Landini, Cgil, che sottolinea la necessità di una riforma fiscale seria atta ad aumentare il netto salariale dei lavoratori a partire dai redditi più bassi e a contrastare l’evasione. Si è poi espresso sull’esito dell’incontro: «Valutazione sospesa, non sappiamo quante delle cose che abbiamo chiesto saranno fatte e quali scelte definitive il governo metterà in campo». Segnali di apertura al dialogo e alla collaborazione da parte di Luigi Sbarra, Cisl, che ha più volte rimarcato l’impegno messo in atto dal governo, con la promessa del ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti di mantenere un contatto permanente, stabile e non episodico basato sulla completa trasparenza.
Pensioni e Quota 41- Tema centrale quello delle pensioni e della flessibilità di uscita: le discussioni sono ancora aperte per evitare lo scalone – ossia l’aumento dell’età d’uscita dal lavoro a 67 anni rispetto ai 64 della riforma attualmente in vigore – delle pensioni della legge Fornero. In sostituzione di Quota 102, si va verso la concreta proposta di Quota 41, che consentirebbe di lasciare il lavoro a 64 anni di età e 38 di contributi (contro i 61 anni e 41 di contributi previsti attualmente). Intanto, il ministro dell’economia Giancarlo Giorgetti ha firmato per l’adeguamento delle pensioni in base all’inflazione a partire da gennaio 2023, con una manovra dal costo di circa 50 miliardi di euro. In ogni caso, Meloni ha sottolineato che in un contesto di crisi sociale internazionale, con una crisi energetica in corso e un aumento dei costi delle materie prime «l’inflazione è vicina al 10% e i salari sono perlopiù inadeguati. Le pensioni di oggi sono troppo basse, e quelle future rischiano di essere inesistenti».
Nadef- Nel frattempo, Camera e Senato hanno approvato lo scostamento di bilancio e la Nota di aggiornamento del Documento di Economia e Finanza 2022, il documento redatto annualmente dal presidente del Consiglio e dal ministero dell’Economia per la programmazione finanziaria dei prossimi 12 mesi e per l’elaborazione della legge di bilancio. Lo scostamento ha ricevuto 183 voti favorevoli, 4 contrari e 5 astenuti al Senato, mentre alla Camera i voti a favore sono stati 357 e 12 i contrari. Sulla Nadef, a Montecitorio la sessione si è conclusa con 218 favorevoli, 129 contrari e 29 astenuti, mentre a palazzo Madama ha ottenuto 111 voti favorevoli, 69 contrari e 13 astenuti.