Domenica 22 giugno. Erano da poco passate le due di notte quando il presidente americano Donald Trump ha annunciato l’attacco statunitense ai siti nucleari iraniani. Un intervento considerato plausibile, ma del quale l’Italia, così come quasi tutti gli altri alleati europei, non era stata informata. Solo l’inglese Keir Starmer e il tedesco Friedrich Merz avevano ricevuto una comunicazione dalla Casa Bianca poco prima del raid. Un’offensiva seguita da vicino dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni, che nella mattinata di domenica ha convocato una conferenza telefonica con i ministri interessati e i Servizi segreti.

Il Ministro degli Esteri Antonio Tajani (crediti: Ansa/Giuseppe Lami)
Il punto del governo – Alla riunione erano presenti i vicepremier Antonio Tajani e Matteo Salvini, i ministri Guido Crosetto (Difesa), Giancarlo Giorgetti (Economia) e Matteo Piantedosi (Interno), i sottosegretari alla presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano e Giovanbattista Fazzolari e i vertici dell’intelligence. Nonostante l’attacco americano fosse preventivabile, l’azione di Washington potrebbe portare a un cambiamento dello scenario strategico in Medio Oriente: «Si apre una crisi molto più ampia, la cui evoluzione desta forte preoccupazione. Le prossime 48-72 ore costituiscono una fase particolarmente delicata», ha commentato Crosetto. Priorità per il governo è la sicurezza dei cittadini e dei militari italiani, situazione monitorata dal ministro degli Esteri Tajani: «Ci sono convogli che stanno accompagnando da Teheran verso l’Azerbaigian i nostri connazionali e continueremo con questa strategia. Altri cittadini italiani hanno lasciato Gerusalemme e Tel Aviv». Nelle prossime ore potrebbe arrivare anche l’evacuazione dell’ambasciata a Teheran, guidata da Paola Amedei.
Dal punto di vista economico la principale preoccupazione è la minaccia iraniana di chiudere lo stretto di Hormuz: «Il blocco sarebbe una catastrofe e potrebbe avere un impatto devastante sui rincari energetici e sull’inflazione», le parole di Giorgetti. Sul fronte interno il Viminale ha innalzato il livello di allerta terrorismo, con oltre 29mila obiettivi sensibili sottoposti a vigilanza, tra cui le basi militari americane e Nato.
Nel pomeriggio di oggi, lunedì 23, Meloni riferirà alla Camera in vista del Consiglio europeo programmato per giovedì e venerdì. La presidente del Consiglio ribadirà la linea tenuta con i suoi interlocutori internazionali: «L’Italia continuerà a impegnarsi per portare le parti a un tavolo negoziale».
Le telefonate ai leader stranieri – «Evitare un ulteriore allargamento del conflitto e giungere a una soluzione politica della crisi». Così in una nota Palazzo Chigi ha riassunto i colloqui di Meloni con i leader stranieri. Dopo aver analizzato il fronte interno, la premier si è infatti dedicata a quello diplomatico. Meloni ha parlato prima con gli alleati europei, il cancelliere tedesco Friedrich Merz, il presidente francese Emmanuel Macron e il primo ministro del Regno Unito Keir Starmer e poi con il presidente di turno del G7, il premier canadese Mark Carney. In ambito regionale la premier ha avviato colloqui con il presidente saudita Mohammad bin Salman Al Saud, quello degli Emirati Arabi Uniti, Mohamed bin Zayed Al Nahyan e l’emiro del Qatar Tamim bin Hamad al-Thani. Come riportato da Palazzo Chigi, «con tutti gli interlocutori è stata condivisa e data massima rilevanza alla necessità di lavorare per una rapida ripresa dei negoziati tra le parti».
Il colloquio con Sergio Mattarella – Dopo il vertice di governo sull’Iran e i contatti con i leader europei e della penisola arabica, in serata Meloni ha sentito anche il Capo dello Stato. La strategia del governo, che punta sulla diplomazia affinché l’Iran torni al tavolo delle trattative, è stata condivisa dal presidente della Repubblica. Mattarella, che è anche capo delle forze armate, sta inoltre seguendo le problematiche legate allo spostamento dei militari italiani dall’area del conflitto e ha parlato con Meloni dei possibili scenari riguardanti la sicurezza interna.