Giorgio Napolitano

Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano

Sembra essersi in parte ricomposta la frattura tra il Colle e la Procura di Palermo, dopo la sentenza della Corte costituzionale sul conflitto di attribuzione tra i magistrati palermitani e il Quirinale, in merito alle intercettazioni del Capo dello Stato Giorgio Napolitano. La Consulta ha disposto la distruzione delle intercettazioni tra il Presidente della Repubblica e l’ex ministro Nicola Mancino, affermando che il Capo dello Stato deve poter “contare sulla riservatezza assoluta”.

Mercoledì mattina il procuratore capo di Palermo Francesco Messineo ha commentato la sentenza, sottolineando che “la Corte Costituzionale ha riconosciuto la correttezza dell’azione della Procura nella effettuazione delle intercettazioni e della loro registrazione: i giudici danno atto che non si può vietare un fatto occasionale, troncando così ogni dubbio sul carattere involontario dell’intercettazione”.

A proposito delle parole dell’ex pm Antonio Ingroia pronunciate martedì 15 gennaio, secondo cui le motivazioni della Consulta aprivano il campo a “un ampliamento delle prerogative del capo dello Stato, mettendo così a rischio l’equilibrio dei poteri dello Stato», Messineo ha invece affermato: “Non credo che la sentenza della Corte Costituzionale comporti un rischio per l’equilibrio dei poteri dello Stato. La Corte Costituzionale ha semplicemente individuato certi assetti che non comportano rischi possibili”.

Messineo ha quindi assicurato che la Procura eseguirà con la massima sollecitudine la sentenza della Consulta: “La distruzione, come indicato dalla Corte, avverrà con la massima riservatezza, in un’udienza riservata e sotto il controllo del giudice”.

All’interno della procura palermitana non sono mancate però le voci critiche, come quella del procuratore vicario Leonardo Agueci, che in un’intervista a Repubblica ha affermato: “Alcuni passaggi in punto di diritto di questa sentenza mi lasciano perplesso”. Nel confermare che la sentenza verrà rispettata, Agueci ha voluto manifestare la propria vicinanza ai magistrati che stanno portando avanti le indagini sull’inchiesta sulla trattativa Stato-Mafia: “ci stringiamo attorno ai quattro magistrati della Procura di Palermo che fra tanti rischi stanno portando avanti la serissima inchiesta sulla trattativa: Di Matteo, Sava, Del Bene e Tartaglia cercano di fare luce su una stagione ancora oscura della storia del nostro Paese”.

Francesco Loiacono