L’intesa di massima sulla redistribuzione dei migranti, raggiunta da Giuseppe Conte in sede europea, ha messo in fibrillazione il governo tanto da provocare la convocazione, nella serata di mercoledì 9 gennaio, di un vertice d’urgenza con Luigi Di Maio e Matteo Salvini. I due vicepremier però si sono affrettati a lanciare assicurazioni sulla solidità del governo, che non correrebbe rischi. Per il ministro del Lavoro «con Giuseppe e Matteo si trova sempre una soluzione» e per il ministro dell’Interno «il governo sta bene, non voglio farlo saltare». Ma, secondo la maggiorparte degli osservatori, non sarebbero stati dissipati del tutto i malumori tra Conte e Salvini, irritato dalle iniziative del premier nei giorni scorsi sul caso di Sea Watch e Sea Eye, le navi bloccate a Malta con 49 migranti a bordo che nessuno ha finora voluto accogliere.

Come si è risolto il caso – Ieri pomeriggio il governo maltese ha autorizzato l’attracco delle navi e otto Paesi europei hanno accettato di redistribuirsi tra loro i 49 sbarcati e altri profughi, 220 persone in tutto. Conte si è impegnato ad accogliere dai 15 ai 25 migranti. A margine del vertice del 9 gennaio, Palazzo Chigi ha precisato che «manteniamo l’impegno ad accogliere donne bambini senza dividere nuclei familiari, li affideremo alla chiesa valdese che si è offerta di accoglierli senza oneri per lo Stato».

Attriti nel governo – Le condizioni dell’accordo sono state ritenute accettabili dal ministro dell’Interno Salvini, che però non ha nascosto il proprio malumore. I principali quotidiani nazionali oggi hanno dato ampio spazio nei retroscena all’ipotesi di uno svuotamento sostanziale della maggioranza: il governo sopravviverebbe fino alle elezioni europee di maggio per mancanza di alternative. Dopodiché la Lega potrebbe mettersi a cercare i numeri per una maggioranza diversa. Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Giancarlo Giorgetti ha voluto ribadire che la tenuta del governo non è a rischio.

Le accuse di Salvini a Malta – A margine delle tensioni di governo ieri Salvini ha accusato Malta di non essersi fatta carico di nemmeno un migrante, nonostante l’accordo siglato la scorsa estate dopo il caso della nave Diciotti. È seguita una nota dell’esecutivo maltese che ha respinto le accuse al mittente ricordando che «diversi giorni prima di questo caso, Malta aveva coordinato il primo caso di ridistribuzione volontaria Ue dalla nave Lifeline».

Le insistenze sui porti chiusi – Salvini ha ribattuto su Twitter che non intende accettare lezioni da Malta, «che per anni ha chiuso gli occhi e ha permesso che barchini e barconi si dirigessero verso l’Italia. La musica è cambiata, in Italia si arriva solo col permesso. Abbiamo già accolto anche troppo, che gli altri si sveglino. #portichiusi!». In realtà tecnicamente i porti non sono mai stati chiusi, né si è interrotto l’arrivo di migranti, magari passati in sordina rispetto ai casi di Sea Watch e Sea Eye.

I limiti dell’approccio emergenziale – La partita politica sui migranti è uno dei temi al centro dell’azione di governo, e forse il più caro al leader della Lega. Il tema si acuisce periodicamente perché manca un piano strutturato di azione coordinata fra i Paesi europei, che si trovano a operare esclusivamente su base volontaria in virtù del regolamento di Dublino. La ricerca di accordi ad hoc caso per caso finora non ha prodotto ribaltamenti, e l’Italia lamenta la scarsa solidarietà degli altri Paesi europei. La linea dura sull’accoglienza non sembra soddisfare una soluzione organica, dato che ogni caso rimette in moto da zero lo stesso meccanismo di distribuzione volontaria.