«Fun-zio-ne-ran-no!» – così aveva dichiarato un mese fa la presidente del Consiglio Giorgia Meloni sui centri in Albania -, anche a costo di stravolgere il progetto originario. Finora l’operazione non è riuscita. Le strutture avrebbero dovuto ospitare i migranti salvati dalla Marina militare nelle acque internazionali del Mediterraneo, in attesa di espletare le procedure di frontiera accelerate, ma fin dalla loro istituzione sono rimaste deserte. Una situazione inaccettabile per il governo che, con un nuovo decreto-legge, vuole ora trasformare i due centri di Shengjin e Gjader in Cpr, ovvero in Centri per i rimpatri dedicati ai migranti irregolari che hanno già ottenuto il decreto di espulsione dall’Italia.
L’ipotesi – La presidente del Consiglio Giorgia Meloni, il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi e il sottosegretario Alfredo Mantovano ne hanno parlato venerdì 7 febbraio e per oggi, lunedì 10, è stato programmato un altro vertice. Il governo vuole ottenere risultati a prescindere dalla sentenza della Corte di giustizia europea, che il 25 febbraio si pronuncerà sul concetto di Paese sicuro e sul funzionamento dei centri. L’idea del governo è quella di considerare Gjader come parte della provincia di Roma e quindi sottoposta alla giurisdizione del foro romano. Alcuni giudici hanno spiegato però che Gjader non è territorio italiano, bensì albanese su cui si applica la legislazione italiana secondo un protocollo ratificato con legge dai Parlamenti dei due Paesi. Tale protocollo, al momento, non prevede il trasferimento in Albania di un immigrato con decreto di espulsione. Per far sì che ciò sia possibile bisognerebbe attendere l’entrata in vigore delle nuove norme Ue in tema di migrazioni e asilo (previste per il 2026): non a caso il ministro Piantedosi, la scorsa settimana, ha chiesto di accelerare i tempi per permettere la creazione di strutture in Paesi non-Ue per il rimpatrio di immigrati irregolari. L’esecutivo non esclude quindi, come soluzione estrema, di togliere la giurisdizione italiana sulle strutture che verrebbero così gestite direttamente da Tirana.
La competenza della magistratura – Trasformando i centri albanesi in Cpr non verrebbe più richiesta la convalida dei trattenimenti da parte della magistratura. La convalida dei trattenimenti dei migranti, infatti, non ha mai avuto esito positivo e i fermi sono sempre stati rigettati: tra ottobre 2024 e gennaio 2025 sono state tre le bocciature consecutive da parte dei giudici delle sezioni Immigrazioni dei tribunali e di quelli della Corte d’Appello a fine gennaio. Il passaggio di competenza dal tribunale alla Corte d’Appello era stato il primo tentativo da parte del governo di ottenere la convalida dei trattenimenti. Di fatto, però, la procedura del diritto d’asilo non era stata modificata e, soprattutto, sarebbero stati gli stessi giudici della sezione Immigrazione – per una carenza di organico – a giudicare anche i trasferimenti di gennaio.
Le opposizioni – Duro l’attacco di Simona Bonafè, capogruppo dem in Commissione Affari costituzionali alla Camera: «Perseverare è diabolico, il governo fermi questa follia che sta creando uno scontro tra poteri senza precedenti e uno spreco di risorse. Il governo insiste nel tentativo inaccettabile di scegliersi i magistrati e riscrivere le regole in corsa». Filiberto Zaratti, capogruppo Avs nella stessa commissione, commenta: «si sono cacciati in un pasticcio, smettano di sperperare i soldi degli italiani».