Cambia l’aula, ma i migranti non possono essere trattenuti in Albania. E se non possono essere trattenuti, il governo punta a ricambiare i giudici. I vertici dell’esecutivo stanno lavorando a un nuovo decreto legge che impedisca ai magistrati delle sezioni sull’immigrazione, facenti parte dei tribunali ordinari, di prendere decisioni in Corte d’Appello sul tema migranti. Questa proposta segue l’emendamento al Decreto Flussi, che ha già spostato la competenza dagli stessi tribunali ordinari (giustizia di primo grado) alle Corti d’Appello, cioè alla giustizia di secondo grado. Nonostante questi sforzi, ogni volta che dei migranti vengono trasferiti negli hub in Albania una motovedetta deve riportarli in Italia. Gli ultimi 43 migranti sono ritornati a Bari dopo il no della Corte d’Appello di Roma, che ha sospeso il giudizio in attesa della sentenza della Corte di giustizia europea del prossimo 25 febbraio.

Nessuna resa – Il governo, intenzionato a spendere 120 milioni di euro all’anno fino al 2028 per la gestione dei migranti in Albania, non si arrende e continua sulla sua linea tra decreti legge e prese di posizione. Si starebbe infatti lavorando a un provvedimento che impedirà ai giudici dei tribunali ordinari di intervenire in corte d’appello: dalle sezioni immigrazione provenivano infatti alcuni dei magistrati che hanno deciso di riportare in Italia i 43 migranti. L’esecutivo tenta di tenere in piedi a tutti i costi il progetto Italia-Albania in attesa delle valutazioni delle corti europee. Alcune fonti del Viminale hanno dichiarato: «Il protocollo Italia-Albania è il modello da cui partire per la realizzazione di veri e propri hub regionali sui quali c’è stata piena convergenza da parte dei ministri europei». L’Unione europea guarda agli hub albanesi come un esperimento che potrebbe migliorare le politiche migratorie, ma anche l’effetto deterrenza, tanto declamato da Giorgia Meloni, sembra non avere un riscontro reale se si considera che gli sbarchi sono aumentati del 136% rispetto al gennaio del 2024.

Sviluppi futuri – La sentenza del prossimo 25 febbraio della Corte di Lussemburgo dovrà chiarire la compatibilità del decreto governativo sui paesi sicuri con le normative europee. Bangladesh ed Egitto – i Paesi di provenienza dei 43 migranti – sono paesi considerati sicuri per l’Italia, ma non per l’Europa. Il governo invia i migranti negli hub albanesi se provengono dai paesi sicuri, la magistratura li rimanda in Italia perché, secondo il suo punto di vista, il governo non sarebbe tenuto a distinguere tra paesi sicuri e non sicuri. La fine della battaglia tra esecutivo e magistrati è in alto mare, proprio come quei migranti che nel frattempo sono sballottolati da uno stato all’altro senza soluzione di continuità.