bicam3Una maratona notturna di discussione sugli emendamenti e poi, nella serata del 17 febbraio, anche il Decreto Milleproroghe 2015 dovrebbe essere convertito in legge. Dopo il caos e le polemiche sulle riforme, il Governo ha cercato di rendere più veloce il passaggio alla Camera e ha posto la fiducia sul testo, uscito a notte fonda dalle commissioni Affari Costituzionali e Bilancio riunite. Il termine per la conversione del decreto è il 1° marzo: per questo il governo ha deciso di stringere i tempi.

In linea con il nome che porta, il decreto regola molti campi diversi, dagli sfratti alle frequenze TV. Contenuti su cui protestano con forza le opposizioni, Forza Italia e M5S in testa, in polemica – di nuovo – anche sulle modalità con cui è stato portato avanti l’iter legislativo. «È il “metodo Renzi”: il Pd lavora da solo, portando avanti quello che gli arriva dal Governo senza un lavoro parlamentare serio», ha detto Giorgio Sorial, deputato del Movimento 5 Stelle e vicepresidente della commissione bilancio. Durante l’esame del testo i deputati pentastellati hanno contestato anche alcuni emendamenti aggiunti all’ultimo momento, come il milione di euro di sovvenzione per i dipendenti della Fondazione Campanella, ente di ricerca a rischio fallimento e al centro di indagini.

Forza Italia invece protesta contro lo stop alle sanzioni per le regioni con problemi di bilancio, che secondo il partito di Silvio Berlusconi rappresenta uno sconto “ad hoc” per il Lazio, governato dal centrosinistra. Ma anche nel Pd c’è chi si lamenta: l’onorevole Margherita Miotto ha criticato la sospensione del trasferimento di titolarità delle farmacie. Una misura che, a suo dire, «favorirebbe la speculazione».

Dalla maggioranza c’è però anche soddisfazione per il lavoro svolto sul Milleproroghe. È la questione delle partite IVA quella che il governo e i partiti che lo sostengono considerano la proroga più importante. Il testo del provvedimento scongiura i tanto criticati aumenti fiscali per i lavoratori autonomi. Anche per il 2015 i possessori di partite Iva con guadagni fino a 30 mila euro potranno rimanere con il vecchio regime fiscale al 5%, invece del nuovo al 15%. Per tutte le partite IVA resta bloccata al 27% l’aliquota contributiva Inps.

In materia fiscale il decreto prevede anche la rateizzazione delle cartelle esattoriali di Equitalia e il ritorno ai canoni del 2013 per la concessione delle frequenze radiotelevisive. Tradotto: uno sconto per Rai e Mediaset sulle frequenze, la cui competenza passerà inoltre dall’Agcom al governo. In campo sociale, previsto anche un blocco di quattro mesi degli sfratti e due anni di prolungamento degli incentivi per il rientro dei ricercatori italiani all’estero.

Antonio Lusardi