È bastata una frase gettata ai cronisti a margine dell’incontro per la candidatura Milano-Cortina 2026 per far esplodere lo scontro che aleggiava in casa Lega, spostandolo al centro della scena politica. Ed è stato proprio il numero due del partito, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Giancarlo Giorgetti, ad innescare la polemica: «C’è ancora chi crede a Borghi? Ma vi sembrano verosimili i minibot? Se si potessero fare, li farebbero tutti». Nel mirino ci sono i mezzi di pagamento ideati da Claudio Borghi, presidente della Commissione Bilancio della Camera e “capitano” dell’ala euroscettica della Lega. Giorgetti invece è da settimane alla testa della fazione leghista che preme per sciogliere sia il contratto di governo sia l’esecutivo gialloverde per tornare alle urne con il centrodestra.
Cambio di idee – Una questione che coinvolge in prima persona il leader leghista, dato che non passa giorno che Matteo Salvini non si scagli contro chi parla male dei minibot. «I minibot non solo sono nel contratto di governo ma sono anche stati votati dalla Camera. Sono lo strumento più intelligente per pagare i debiti della pubblica amministrazione: se qualcuno ne ha uno migliore bene, altrimenti dico che si va avanti con questo» ha ripetuto a più riprese Salvini. La Lega ha sempre fatto quadrato attorno alla proposta di Borghi stroncando ogni critica, tra cui quella del presidente della Bce Mario Draghi («O sono uno strumento illegale, o è nuovo debito»). Fino all’altro giorno anche Giorgetti era della stessa idea: «Tutte le soluzioni nuove sono contestate, non dico che siano la Bibbia, ma i minibot sono una proposta per accelerare i pagamenti, una delle possibilità».
I 5Stelle «sorpresi» – Gli alleati del M5s si sono detti «sorpresi» dalla retromarcia, «visto che i minibot sono una proposta che la Lega ha voluto inserire nel contratto di governo». In visita a Taranto, il vicepremier Luigi Di Maio si è dichiarato «molto colpito dal fatto che la Lega abbia cambiato posizione sui minibot: io non sono affezionato ai minibot ma è necessario che lo Stato paghi i crediti delle imprese: che si chiamino minibot o in altro modo l’importante è che si paghino, ne va della credibilità dello Stato». E c’è anche chi ha maliziosamente legato il dietrofront di Giorgetti con la sua ambizioni di commissario europeo: a questo punto, non potrebbe più avallare scelte così dirompenti rispetto alle regole comunitarie.
La risposta di Borghi e le reazioni – Borghi non vuole però un rottura e la butta sullo scherzo: «Poverino, Giorgetti è lì che aspetta una cosa importante come le Olimpiadi e gli rompono le scatole coi minibot. È ovvio che poi uno sbotta», ha commentato a Radio Capital. Quanto alla frase di Giorgetti «c’è qualcuno che crede ancora a Borghi?», l’economista leghista ha detto al Corriere che era scherzosa: «mi ha telefonato subito per dirmi che era solo uno scherzo». Nessun dietrofront, quindi, come affermano tutti i big dell’euroscetticismo leghista che invocano Salvini come testimone: «Ne abbiamo parlato tantissime volte con Salvini, la linea è quella», dice l’eurodeputato Angelo Rinaldi prima del trasferimento a Bruxelles. E, stando alle dichiarazioni, sembra proprio che il vicepremier stia dalla loro parte. Più sfumato il viceministro dell’Economia Massimo Garavaglia che si limita a dire a Radio Capital che «i minibot possono essere uno strumento, ma si si fanno erga omnes è un casino». La maretta leghista non ha mancato di sollevare reazioni dalle parte di Forza Italia, da sempre attenta alle evoluzioni del Carroccio in vista di un possibile ritorno a un percorso comune. Anna Maria Bernini (Fi), presidente del Senato: «Di Maio contro Di Battista, Salvini contro Di Maio, Salvini e Di Maio contro Tria, Giorgetti contro i minibot di Borghi, Conte ostaggio dei suoi vicepremier: non si sa più quanti governi e quante maggioranze si fronteggino tra Palazzo Chigi, Parlamento e ministeri». Anche Roberto Caon, deputato di Forza Italia, è intervenuto nel dibattito: «Claudio Borghi, l’onorevole che si fregia di essere l’inventore dei minibot, nonché presidente della commissione Bilancio, è il Danilo Toninelli della Lega, con l’aggravante, rispetto al ministro dei Trasporti, di essere meno gaffeur e di credere fino in fondo a quello che dice». E continua: «Resta da capire da che parte sta davvero Salvini: con Borghi o con Giorgetti? A questo punto un chiarimento è d’obbligo». Per il senatore Maurizio Gasparri l’urgenza immediata è la svolta con un centrodestra unito al governo, «senza casi umani come Toninelli in incarichi che non sanno gestire». E riguardo ai minibot afferma: «Con gli economisti all’amatriciana si va a sbattere, lo avevamo subito detto che i minibot erano una pagliacciata».