«Farò quel che debbo fino all’ultimo giorno del mio mandato». Ha esordito così il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, intervenuto il 7 marzo all’Accademia dei Lincei, durante la cerimonia in ricordo di Rita Levi Montalcini.
Il presidente non ha nascosto la fatica nel gestire il difficile passaggio istituzionale che sta attraversando l’Italia: si dice «commosso della metafora che indica il capo dello Stato come un faro o una luce», attribuitagli dall’ex presidente della Corte Costituzionale Giovanni Conso. Ma ammette: «a volte si fa fatica a fare luce nella nebbia». La conclusione è comunque positiva: «io cerco di fare del mio meglio».
«Alla vigilia della fine del mio mandato – ha proseguito Napolitano – voglio sottolineare come la conclusione corrisponda pienamente alla concezione che i padri costituenti ebbero della figura del presidente della Repubblica» e del settennato. «Ciò corrisponde bene – ha concluso il presidente – alla continuità delle nostre istituzioni ed anche alla legge del succedersi delle generazioni». Quasi a sottolineare: il mio impegno finisce a maggio.
Giorgia Wizemann