Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano

“Nessuno scudo è stato offerto a chi è imputato in procedimenti penali da cui non può sentirsi esonerato in virtù dell’investitura popolare ricevutà”. Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano smetisce con forza le interpretazioni giornalistiche sulle parole utilizzate a margine dell’incontro con i vertici del Pdl del 12 marzo. In una lettera al quotidiano la Repubblica, Napolitano interviene per negare la ricostruzione offerta dal vicedirettore del giornale Massimo Giannini. Nel suo articolo “Un premio ai sediziosi”, Giannini aveva accusato Napolitano di aver preso le difese di Berlusconi, quando il Capo dello Stato ha dichiarato che “è comprensibile la preoccupazione dello schieramento che è risultato secondo nelle elezioni, di veder garantito che il suo leader possa partecipare alla complessa fase politico-istituzionale già in pieno svolgimento, che si proietterà fino alla seconda metà del prossimo mese di aprile”

“Nessuna richiesta di impropri interventi nei confronti del potere giudiziario mi è stata rivolta, nè la delegazione del Pdl mi ha annunciato o prospettato alcun ‘Aventino della destra’”, tende a precisare il Capo dello Stato. A supporto di Napolitano interviene anche il vice presidente del Csm Michele Vietti, che in un’intervista allo stesso quotidiano precisa: “La posizione di Napolitano è ineccepibile e non può essere accusata di partigianeria”. Vietti invita chi accusa il Capo dello Stato di ‘cerchiobottismo’ di “leggere bene tutte le dichiarazioni del presidente” e ricorda che “il capo dello Stato, in questo momento, deve farsi carico della gestione del difficile passaggio post elettorale”. Per quanto riguarda il comportamento della magistratura, Vietti sostiene che “la magistratura ha raccolto l’invito del capo dello Stato a rispondere con equilibrio e pacatezza anche di fronte ad episodi che lo stesso Napolitano ha definito di gravità senza precedenti”.

In un articolo di risposta, ancora Giannini scrive: “Diamo atto al Capo dello Stato delle sue vibrate reazioni espresse ai vertici del Pdl per la loro marcia sul tribunale di Milano. A leggere il comunicato dell’altroieri, però, la destra avrebbe potuto interpretare quelle parole come una sconfessione per la magistratura eun salvacondotto per il Cavaliere”.

Nel Pdl la lettera inviata da Napolitano a Repubblica è vista come un segno di debolezza: “Francamente la mia impressione – dice Sandro Bondi – è che la lettera inviata dal Capo dello Stato al quotidiano riveli più di ogni altra cosa la debolezza delle nostre istituzioni e l’estrema difficoltà a tenere ferma una prospettiva di uscita dalla crisi in cui siamo precipitando”. Per Maurizio Sacconi, invece, questo è il momento per “cercare di consolidare le nostre istituzioni, affinché si possano prendere decisioni con tempestività ed essere autorevoli nel dialogo europeo”.

Luigi Caputo