«Noi non intendiamo abbandonare il nostro ideale garantista. Ma un partito politico deve avere la capacità e la forza di scegliere, anche quando le scelte sono dolorose e drammatiche». Così Angiolino Alfano, segretario del Popolo delle Libertà, ha commentato la decisione di non candidare al Parlamento nelle liste del Pdl Nicola Cosentino. L’annuncio ufficiale è arrivato alle sette e mezza di lunedì 21 gennaio, mezz’ora prima della chiusura dei termini per la presentazione delle liste.

L’ex sottosegretario all’Economia «ha rinunciato», spiega Luigi Cesaro, ex presidente della provincia di Napoli. In realtà, spiegano fonti pidielline, la decisione sarebbe stata presa dai vertici del partito, in un’interminabile riunione a Palazzo Grazioli presieduta da Silvio Berlusconi. Il Cavaliere: «Candidarlo è impossibile, considerando che tra due giorni partirà a Santa Maria Capua Vetere il processo». Cosentino è, infatti, indagato per concorso in reimpiego di capitali, falso, corruzione e abuso di ufficio, con l’aggravante di aver agevolato il clan camorristico dei Casalesi.

Fino alle 15 di lunedì il nome di Cosentino tra le liste era dato per certo: terzo in Senato, ovviamente nella ‘sua’ Campania. La decisione dei vertici del partito ha provocato una reazione inaspettata da parte di Cosentino, che avrebbe fatto sparire le firme raccolte in Campania a sostegno delle liste del Pdl, così da costringere il partito  a raccoglierle di nuovo in fretta e furia, in un hotel di Napoli.

Non ci sarebbe però, secondo i membri del Pdl, nessun giallo sulle liste del Pdl in Campania. «Cosentino non è scappato con le liste che sono invece nelle mani di Nitto Palma (commissario del Pdl in Campania, ndr), certamente ci sono state delle tensioni ma le liste sono state presentate regolarmente e normalmente», chiarisce Sandro Bondi del Pdl nella mattinata del 22 gennaio a Omnibus su La7, difendendo il collega.

I provvedimenti presi sulle liste, spiega il capogruppo del Pdl alla Camera Fabrizio Cicchitto, «non implicano affatto un giudizio di colpevolezza nei confronti dei parlamentari che, anche sulla base di questa valutazione politica del partito, si sono autoesclusi dalle liste». In questo quadro, sostiene, continuo a ritenere Nicola Cosentino innocente e oggetto di una durissima campagna mediatico-giudiziaria. Fino a quando la vita politica italiana sarà dominata dall’uso politico della giustizia, che è crescente, noi avremo sempre una dialettica politica manipolata, degradata, fondata sulla criminalizzazione dell’avversario trattato come un nemico da distruggere».

Silvia Morosi