Il cantiere di Chiaromonte dopo l'attacco

“Accelereremo la ratifica del trattato fra l’Italia e la Francia”, ha detto il titolare del Viminale Angelino Alfano pensando al Consiglio dei Ministri di venerdì, e il ministro delle Infrastrutture Maurizio Lupi gli ha fatto eco: “La violenza non fermerà un’opera fondamentale e strategica per l’Italia e per l’Europa”.

È la risposta del governissimo Letta all’ultimo attacco dei No Tav. Attacco che l’altro ieri notte ha assunto la forma di una vera e propria guerriglia: una trentina di attivisti – volto coperto da passamontagna e vestiti di nero – hanno assaltato verso le tre il cantiere del tunnel geo-gnostico di Chiaromonte con ordigni rudimentali. Molotov, bombe carta e razzi bengala sono volati contro gli agenti di presidio, sparati con un rudimentale mortaio; un compressore ha preso fuoco, e i cancelli erano stati incatenati dagli assalitori per impedire sortite o fughe.

Le forze dell’ordine hanno dovuto mettere in sicurezza i lavoratori prima di rispondere, facendoli uscire uno alla volta verso una zona isolata. Poi hanno respinto i black bloc coi lacrimogeni. “Potevano uccidere”, ha commentato Alfano, accorso a Torino ieri pomeriggio, e di fatto la procura torinese ha aperto un fascicolo per tentato omicidio. Non ha abbassato i toni il governatore del Piemonte Roberto Cota:  “È atto di guerra”, ha detto, e ha convocato un comitato per la sicurezza e l’ordine pubblico. Secondo la Digos è “ormai è chiaro a tutti che la lotta No Tav sta piegando verso l’eversione”: questo è già il secondo blitz violento contro il cantiere, dopo quello dell’8 febbraio 2013. Secondo una ricostruzione verosimile, la radicalizzazione di quella che era un movimento pacifico è cominciata nel 2009, quando sono ripartiti i lavori in Val di Susa.

I No Tav e i centri sociali torinesi si erano trasferiti nella valle e avevano promesso di bloccarli, la Digos aveva risposto militarizzando i cantieri. In uno dei loro blog, prima dell’ultimo assalto, i contestatori avevano pubblicato il seguente post: “Gli operai che lavorano al cantiere Tav di Chiomonte hanno compiuto una scelta egoista che li mette fuori dalla comunità e li condanna a una difficile convivenza con il territorio”. Se la società responsabile dei lavori, Ltf, parla di “terrorsimo”, gli inquirenti ci vanno più cauti: “È un classico blitz degli anarchici ambientalisti”, di quelli che si occupano anche della lotta contro il passaggio dei treni con scorie nucleari.

Il governo minimizza l’impatto dell’Alta velocità e sottolinea i vantaggi per gli stessi valsusini: “Proprio l’affermazione del beneficio che quest’opera potrà dare all’Italia e alla Val di Susa, è la premessa per affermare che gli antagonisti non devono percepire come avversari i poliziotti”. E non crede a chi gli dice che la maggioranza dei valligiani considera questi ultimi “forze di occupazione”: “Lo Stato ha saputo ascoltare, ha modificato il tracciato e cambiato il progetto. Ecco perché sono convinto che stia cambiando profondamente, dal punto di vista culturale, l’accettazione di questa opera”. Forte di questo, conclude: “Saremo inflessibili. Non ci faremo sopraffare. Difenderemo maggiormente il cantiere”. Intanto, a Roma, la parte di No Tav che è entrata in Parlamento con Movimento 5 Stelle, aspetta (e spera) di fermare i lavori per via istituzionale.

Eva Alberti