Una coppia omosessuale si bacia durante la marcia in supporto dell'eguaglianza matrimoniale (foto di Justin Sullivan/Getty Images)

Una coppia omosessuale si bacia durante la marcia in supporto dell’eguaglianza matrimoniale (foto di Justin Sullivan/Getty Images)

E’ una sentenza che passerà alla storia quella emanata mercoledì 26 giugno dalla Corte suprema degli Stati Uniti. La sentenza riguarda le coppie gay già esistenti, sposatesi legalmente in uno degli Stati dove oggi è possibile farlo in base alle norme federali. Ora anche negli altri Stati, in quelli dove il matrimonio gay non è riconosciuto, potranno godere degli stessi benefici delle coppie eterosessuali.

Con cinque voti a favore e quattro contrari, i giudici hanno bocciato la legge che metteva al bando le nozze omosessuali, la cosiddetta DOMA (Defense of Marriage Act), dichiarandola incostituzionale per violazione del quinto emendamento sulla difesa delle libertà individuali. La legge privava le coppie gay sposate di una serie di benefici tributari, sanitari e pensionistici. Anthony Kennedy, uno dei giudici della Corte suprema che ha votato per bocciare il provvedimento, ne ha sottolineato l’intento discriminatorio: individuare una particolare categoria di matrimoni e, anche se autorizzati dallo Stato, «renderli ineguali».

Il Presidente degli stati Uniti Barack Obama ha commentato su Twitter la sentenza, definendola uno storico passo avanti verso l’uguaglianza. Mentre in Italia il vice ministro al lavoro con delega alle pari opportunità, Maria Cecilia Guerra, ha parlato “di un enorme passo avanti verso il riconoscimento delle pari opportunità”.

Davide Gangale