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Il Palazzo della Consulta

Si aprono le danze. Dalle 26 pagine di motivazioni con cui la Consulta ha bocciato il Porcellum riparte il dibattito sulla nuova legge elettorale. Nonostante le critiche del leghista Roberto Calderoli, che giudica il pronunciamento della Corte “tardivo e discutibile”, perché reintroduce “la mamma di tutti i porcelli”, cioè “la legge che ha partorito e tenuto in vita la Prima Repubblica”, il resto del mondo politico si focalizza sui tre punti fondamentali chiariti dalla Corte suprema: no a eccessivi premi di maggioranza, sì alla possibilità per gli elettori di scegliere i propri rappresentanti, e soprattutto che la scelta del futuro sistema elettorale rimane una prerogativa del Parlamento, dal momento che “non c’è un modello di sistema elettorale imposto dalla Carta costituzionale”. Parole che rappresentano un viatico alla discussione sui tre modelli di voto indicati negli scorsi giorni dal segretario del Pd Matteo Renzi: il modello spagnolo, il sindaco d’Italia e il Mattarellum modificato.

A favore del sindaco d’Italia sono intervenuti martedì mattina Luciano Violante del Pd e il ministro per le riforme Gaetano Quagliariello del Ncd. Il primo, in un’intervista al Corriere, ha detto che “né con il Mattarellum né con lo spagnolo c’è la possibilità di ottenere maggioranza stabile di governo, in un sistema tripolare com’è il nostro”. “Secondo me – ha ribadito – resta veramente praticabile solo la proposta del cosiddetto sindaco d’Italia”, ma nella variante Violante-D’Alimonte: “Non si elegge infatti il presidente del consiglio, ma nel ballottaggio la coalizione vincente, la quale poi propone il suo candidato premier”.

Dalle colonne del Messaggero è intervenuto il ministro Quagliariello: “Da parte di Ncd non c’è nessuna forma di veto, ma la consapevolezza che il doppio turno di coalizione risponde meglio alle esigenze di governabilità, senza dimenticare che è da sempre la proposta del Pd”. Ma Quagliariello è andato anche oltre, sottolineando che le altre due proposte “contengono errori tecnici con una torsione perversa in senso iper maggioritario che potrebbero costringere ad un ulteriore intervento della Consulta”. E nella tarda mattinata di martedì è arrivato anche, via Twitter, il commento del segretario del Ncd Angelino Alfano: “No a candidati paracadutati in collegi (Mattarellum), no a liste bloccate (Porcellum), cittadino deve scegliere eletto e premier”.

Da Forza Italia arrivano invece commenti a sostegno del modello spagnolo: “La sentenza della Corte Costituzionale ha lasciato, come era auspicabile, ampia scelta al Parlamento. E, in modo inequivocabile, ha chiarito che il cosiddetto modello elettorale spagnolo, con le liste corte e più collegi, è perfettamente costituzionale non impedendo ai cittadini il diritto di scegliere i parlamentari”, ha detto il senatore di Fi ed ex ministro Altero Matteoli.

La reazione più interessante arriva però dal nuovo capo capogruppo al Senato del Movimento 5 Stelle Maurizio Santangelo: “Il M5S terrà un referendum su internet per decidere quale modello di legge elettorale appoggiare”, ha detto a Radio Anch’io. Una dichiarazione che giunge all’indomani della bocciatura, sempre su internet, del reato di clandestinità da parte dagli iscritti al Movimento.

Come in ogni balletto, comunque, il rischio di poter prendere uno scivolone è sempre presente. A evidenziarlo è il costituzionalista ed ex membro laico del Csm Mauro Volpi, intervistato da Radio Città Futura: “Le proposte messe sul tappeto da Renzi presentano tutte qualche problema, anche rispetto alle argomentazioni che sono contenute nella sentenza. Tutte e tre prevedono un premio di maggioranza che in alcuni casi non è legato affatto ad una soglia minima e che correrebbe il rischio di essere eccessivo e di pregiudicare sia l’uguaglianza del voto, sia la rappresentatività dell’organo parlamentare”. Con il rischio concreto di dover ripensare alle proposte su cui i partiti si stanno confrontando.

Francesco Loiacono