Una manciata di parole, pronunciate in un video notturno, scuote il mondo politico: «Sono indagato per corruzione». È stato lo stesso Roberto Occhiuto, presidente della Regione Calabria, a dare la notizia delì’indagine, affidando il suo sfogo ai social nella tarda serata. Una mossa inusuale, quasi un atto di trasparenza preventiva per tentare di disinnescare l’inevitabile cortocircuito mediatico-giudiziario. L’inchiesta, coordinata dalla Procura di Catanzaro, sarebbe ancora in una fase iniziale ma già il governatore di Forza Italia si dice colpito e sconcertato. «Non sono sereno, altro che frasi di circostanza», afferma. L’accusa è di concorso in corruzione.
Gli altri indagati – Secondo le prime indiscrezioni, al centro dell’inchiesta ci sarebbero anche vecchi collaboratori come Paolo Posteraro, già socio di Occhiuto, ed Ernesto Ferraro, oggi a capo di Ferrovie della Calabria. Il quadro della vicenda, per ora, resta tutto da definire. Ma gli intrecci non sono nuovi: anni fa, alcune testate nazionali avevano già acceso i riflettori su movimenti finanziari sospetti collegati a società riconducibili, direttamente o indirettamente, all’orbita Occhiuto. Ora, quegli indizi sono tornati sotto l’attenzione della magistratura.
Solidarietà da Forza Italia – Nel frattempo, la politica si schiera. Da Antonio Tajani a Maurizio Gasparri, il vertice di Forza Italia non ha esitazioni: fiducia totale in Occhiuto, che viene definito «rigoroso e onesto». La Calabria ha una lunga storia di presidenti finiti sotto inchiesta: da Mario Oliverio, assolto dopo anni di processi, fino a Giuseppe Scopelliti e Agazio Loiero. In questo scenario, Occhiuto rivendica il suo rigore amministrativo, raccontando una vita quasi ascetica da quando è alla guida della Regione, e chiede di essere ascoltato subito: «Controllatemi tutto».




