Pannolini a metà prezzo e babysitter pagate dallo Stato. È l’idea del ministro dello Sviluppo Economico Luigi Di Maio lanciata lunedì 1 aprile ai microfoni di Rtl 102.5. Il vicepremier cinquestelle ritorna sul tema della famiglia nell’ultimo giorno del congresso di Verona e sfida l’alleato di governo leghista Matteo Salvini:«Si è parlato tanto in questi giorni. Ora è il momento di passare ai fatti. Voglio inserire un pacchetto di misure per la famiglia direttamente nel Def».
Detrazioni, aiuti e Irpef – Sono quattro le proposte di Di Maio da inserire nel prossimo documento di Economia e Finanza, che dovrà essere approvato dal Parlamento entro il 10 aprile. Una è dimezzare il costo dei pannolini, non è chiaro se intervenendo sull’Iva o rimborsando parte della spesa alle famiglie. Si parla di riduzioni del 50% anche per le babysitter e di ridurre della metà il costo degli asili nido pubblici, il cui principale problema però sembra essere più la quantità di posti disponibili che il prezzo in sé. Un’altra misura è calcolare il coefficiente di riduzione Irpef in base ai membri del nucleo famigliare; in parole semplici più figli si hanno, più si avranno sconti sulle tasse. Il costo totale di questi interventi, assicurano fonti interne dei Cinque Stelle, dovrebbe essere tra i 200 e i 300 milioni di euro. «Trovare le risorse non sarà un problema: le idee ci sono, vediamo chi vuole aiutare davvero le famiglie».
Quanto costa un figlio – I figli non hanno prezzo, ma crescerli sì. Secondo uno studio di Federconsumatori per sostentarne uno dagli 0 ai 18 anni serve un minimo di 113mila euro per le famiglie a basso reddito, che posso arrivare fino a 300mila al salire degli introiti dei genitori. Oltre la metà delle spese sono dovute a trasporti, alimentari e abitazione; la casa in particolare vede aumentare le bollette di centinaia di euro per ogni figlio. Un neonato richiede sforzi notevoli ai neo-genitori. Tra passeggini, pannolini, vestiti che durano al massimo un paio di mesi e prodotti specifici per l’igiene soltanto il primo anno di vita si spendono tra i 7mila e i 15mila euro, più un altro paio di migliaia durante la gravidanza. Per ridurre i costi si è sviluppato molto negli ultimi anni il mercato dell’usato e del riuso via internet, erede del vecchio passamano tra fratelli o cugini. Ora fratelli ce ne sono sempre meno (1,45 figli per donna in Italia) e quindi la condivisione si è spostata online. Un passeggino di seconda mano può costare anche un terzo di uno identico nuovo, facendo risparmiare centinaia di euro. Per i pannolini, che giocoforza devono essere nuovi, se si usano quelli usa-e-getta bisogna mettere in conto circa 50 euro al mese, con il picco nei primi 30 giorni di vita del bimbo dove se ne useranno almeno un paio di centinaia. Un grosso risparmio può venire dall’uso di quelli lavabili, che sono più ecologici, anche se richiedono un notevole lavoro in più.
In Francia assegni familiari più alti- «È il momento di mettere nel prossimo Def provvedimenti per un modello di aiuti alle famiglie sul modello francese» ha detto Di Maio. Un settore dove Parigi spende il doppio dell’Italia, riuscendo così ad avere il tasso di fecondità più alto d’Europa con 2 figli per donna, unico Paese nell’UE a rimanere sopra la soglia di sostituzione generazionale. Italia e Francia in realtà, afferma Avvenire, hanno misure sulla carta molto simili, specie grazie alle riforme nostrane degli ultimi anni, solo che quelle transalpine sono più generose. Ogni famiglia in Francia riceve 921 euro alla nascita di un figlio, mentre in Italia 800. Per i tre anni successivi poi, in base al reddito, in Francia le famiglie hanno aiuti fino a 185 euro al mese, in Italia 160 a scendere alla fine del primo anno.
Per quanto riguarda gli assegni familiari, in Francia sono circa 160 euro per ogni figlio dopo il primo e spettano a tutti i residenti; in Italia hanno un importo simile e si possono ricevere già al primo nato, ma soltanto se si è dipendenti o pensionati. Inoltre quelli italiani calano velocemente appena una famiglia ha un reddito poco oltre i 1.000 euro/mese, al punto che si azzerano alle stesse soglie (70mila) in cui quelli francesi cominciano a ridursi.
Quoziente familiare – La vera differenza è sul fronte fiscale: in Francia più figli si fanno e meno tasse si pagano, senza badare alla ricchezza. Una famiglia a medio-alto reddito con figli in Italia non ha alcun vantaggio fiscale, visto che le detrazioni sono rilevanti solo per le famiglie povere, mentre oltralpe può risparmiare migliaia se non decine di migliaia di euro in tasse.
In sostanza la Francia ha un sistema più universale e concepito per spingere la natalità del Paese nel suo complesso, aiutando anche le famiglie benestanti; mentre l’Italia ha un sistema pensato più come aiuto alle famiglie in difficoltà in caso di figli, prevedendo poco o nulla per le famiglie dal medio reddito in su.