Pierluigi Bersani

Pierluigi Bersani al voto per le primarie dei parlamentari a Piacenza il 30 dicembre 2012 (foto Ansa)

Erano state celebrate come una festa della democrazia, ma ora le primarie per la scelta dei candidati al Parlamento rischiano di rivelarsi un’arma a doppio taglio per il Pd. La composizione delle liste sta scatenando un putiferio all’interno della coalizione capitanata da Bersani: i tanti esclusi e, soprattutto, i cosiddetti “paracadutati”, ovvero quei candidati che, pur non avendo partecipato alle primarie, sono stati inseriti dall’alto nelle liste, stanno provocando non pochi mal di pancia nel partito.

A dare l’avvio alle polemiche sono stati i renziani dopo l’esclusione del braccio destro di Renzi, Roberto Reggi. Poi è stata la volta di Salvatore Vassallo che si è dimesso da segretario regionale per l’Emilia al Pd perché, scrive nel suo blog, «sia il modo in cui si sono svolte le recenti primarie un po’ in tutta Italia e certamente a Bologna, sia le scelte sulla composizione finale delle liste, confermano la deliberata intenzione della segreteria di escludere dal Parlamento diverse persone che hanno contribuito a fondare il Pd». Quello di Vassallo, comunque, non è stato l’unico malumore nella regione roccaforte del Pd, dove più di una voce si è alzata per protestare contro l’esclusione di alcuni vincitori delle primarie dalle candidature o, almeno, dalle posizioni più alte delle liste in favore dei prescelti dal vertice del Pd.

Riccardo Nencini del Psi convoca la segreteria e minaccia che, se dovesse venir meno un’adeguata rappresentanza territoriale, allora si darà il via all’«ognun per sé». Gli risponde, però, Enrico Letta che, in una nota, replica al segretario socialista che «i patti sono stati rispettati».

I malumori più forti vengono dalla Puglia, dalla Calabria e dalla Sardegna. Nel primo caso la senatrice uscente, Colomba Mongiello, presenta ai garanti ricorso contro l’inserimento di Alberto Losacco e Ivan Scalfarotto ‘paracadutati’ sopra di lei in graduatoria dalla segreteria nazionale. In Calabria, oltre alla protesta dei rappresentati del Psi (con tanto di sospensione dal partito di un assessore cosentino), c’é polemica nel catanzarese per la mancanza nella lista di un nome della società civile locale. In Sardegna il capogruppo in consiglio regionale, Giampaolo Diana, mette sul tavolo le proprie dimissioni contro i ‘blindati’ da Roma che hanno tolto spazio a chi aveva corso le primarie, seguito dal consigliere regionale Cesare Moriconi e da altri amministratori locali.

«Le primarie sarebbero dovute essere l’antidoto all’antipolitica, una festa democratica attraverso cui selezionare le candidature per la Camera e Senato e la risposta al Porcellum – ha detto Moriconi che ha chiesto un intervento del segretario regionale – un evento democratico di proporzioni storiche, tristemente macchiato con l’approvazione di quelle liste che tradiscono il voto, offendono i democratici sardi, il popolo delle primarie, le centinaia di volontari tanto osannati a parole».

Angela Tisbe Ciociola