Tra i tesserati del Pd, gli ex Ds o Margherita sono più attivi dei “nativi” democratici, cioè coloro che si sono iscritti dopo la nascita del nuovo soggetto politico nel 2007. Eppure, nel voto dei circoli, preludio a quello – decisivo – delle primarie per scegliere il segretario, Matteo Renzi il “rottamatore” è avanti ai suoi avversari in quasi tutte le regioni.
Ad analizzare questo apparente paradosso è una ricerca condotta dall’Università di Torino in collaborazione con la casa editrice Il Mulino. Dai dati emerge che la partecipazione dei giovani è in calo e i neo tesserati – di tutte le età – partecipano meno rispetto ai veterani alle manifestazioni politiche organizzate dal partito. Stando a questi dati e a guardare le preferenze per il sindaco di Firenze, sembra esserci un cambio di sentimento tra gli elettori storici del Partito Democratico, i vecchi comunisti e democristiani, quindi.
Cifre alla mano, alle riunioni organizzate dai circoli sul territorio partecipano il 63% dei vecchi iscritti contro il 51% dei più giovani. Vero è che gli “storici” sono cresciuti in tempi di partecipazione e coinvolgimento attivo più costante. Le nuove leve tendono a mobilitarsi in modo più intermittente e soprattutto per le primarie.
L’entusiasmo dei giovani tra i 18 e i 34 anni – in gran parte nuovi iscritti – sembra innegabile, ma dall’indagine emerge anche una netta flessione rispetto alle primarie del 2009 e quelle del 2007. Oggi ad animare i circoli sono soprattutto i “vecchi” militanti e anche loro, stavolta, puntano su Renzi. Gianni Cuperlo, espressione dello zoccolo più tradizionale del Pd, resiste in Emilia, Molise e Calabria. Nelle altre regioni gli elettori democratici, di ogni età, guardano al rinnovamento. Renzi piace. Per scelta o per mancanza di alternative? Questo non è chiaro.
A guardare la vicenda della fiducia al ministro Cancellieri, le lacerazioni interne non sono ancora sopite, né sembrano destinate a risolversi entro il prossimo 8 dicembre, data delle primarie. Lo confermano anche alcuni militanti del partito. Come Alessandro Milella, 53 anni, calabrese, che sentenzia: “Renzi è notoriamente di destra, mentre Cuperlo è amico di D’Alema, meglio non andare a votare”. Marianna Filippetti, romana, 62 anni, dice: “Sono stati tutti bravi a parlare e a fare promesse, io ho sempre votato Ds ma è colpa loro se oggi ci ritroviamo le larghe intese, è ora di cambiare”.
A pesare, indubbiamente, è l’esperienza dello scorso anno, quando – tra le polemiche sulle regole per il voto – Pierluigi Bersani vinse al ballottaggio, senza poi riuscire ad ottenere una solida maggioranza alle elezioni politiche di febbraio. Oggi, tra le divisioni interne e il malessere degli iscritti, su una sola cosa sono tutti d’accordo: non si può ripetere l’esperienza dello scorso anno.
Silvia Sciorilli Borrelli