Nicola Zingaretti trionfa alle primarie del Partito Democratico. Una vittoria netta: l’ex governatore della Regione Lazio ha ottenuto il 70% delle preferenze. Lo seguono da lontano il segretario uscente Maurizio Martina, con il 18% dei voti e Roberto Giachetti, con il 12%.
“Sarò leader e mai capo” – Il neo segretario ha dedicato la sua vittoria a Greta Thunberg, la giovanissima attivista svedese in prima linea nella lotta al cambiamento climatico. Ai suoi sostenitori ha detto: “Sarò leader e mai capo”, garantendo un cambio di rotta nella gestione del partito. Dopo la chiusura dei seggi, verso la mezzanotte fra il 3 e il 4 marzo, la serata è proseguita fra brindisi e festeggiamenti, scanditi dai cori dei suoi sostenitori – “un segretario, c’è solo un segretario”.
“Basta fuoco amico” – Matteo Renzi augura in bocca al lupo, parla di una vittoria “bella e netta” e invita a lasciarsi alle spalle “Il fuoco amico” degli anni precedenti. L’altro Matteo, Salvini, punta il dito contro il crollo di votanti dai 2009 a oggi: “Complimenti per l’organizzazione anche se il dato di oggi è il minimo storico di partecipazione”.
Toscana conquistata – Nicola Zingaretti trionfa anche nella regione natale di Matteo Renzi, la Toscana. Qui, secondo Youtrend, un’affluenza di 160 mila votanti ha eletto vincitore il neo segretario con all’incirca il 63% delle preferenze. Risultato analogo ai seggi di Rignano sull’Arno, dove l’ex presidente del Consiglio è nato: anche in questo caso Zingaretti è il candidato preferito e conquista il 40% dei voti.
Partecipazione oltre le aspettative – Alle urne 1 milione e 800 mila votanti: una quota in linea con le precedenti elezioni del 2017, vinte da Matteo Renzi con il 69% delle preferenze, ma dimezzata rispetto a quelle del 2009, quando andarono a votare oltre 3 milioni di persone e Pierluigi Bersani fu eletto a leader del partito con il 53%. In ogni caso, un risultato oltre le aspettative per gli esponenti del Partito Democratico, che prevedevano un’affluenza intorno al milione.
Volti noti e sorprese ai seggi – Code e attese ai seggi elettorali si sono registrate in tutta Italia. Nella capitale compare anche qualche faccia nota: è il caso di Carlo Calenda, ex ministro dello Sviluppo economico del governo Renzi e Gentiloni, che ha vissuto le primarie da scrutatore non votante. Fra la folla davanti al suo gazebo in Piazza del Popolo si è fatta strada anche l’attrice Sabrina Ferilli, tornata a schierarsi con il Pd dopo il sostegno dato a Virginia Raggi nel 2016 e a Liberi e Uguali nel 2018. Rimane però segreta la sua preferenza in questa occasione. A votare anche la moglie di Massimo D’Alema, Linda Giuva. Lei di Zingaretti è vicina di casa: “Non potevo astenermi, senza Pd non c’è centrosinistra”. A votare anche alcuni fra i più celebri registi italiani: al Testaccio Paolo Virzì e Roberto Benigni, non lontano Nanni Moretti. E poi Francesco Guccini, Gigi Proietti, Renzo Arbore e Stefania Sandrelli.
“Comincia il risveglio” – Al voto anche Romano Prodi, nella sua Bologna. Sembra fiducioso: “Non è un voto contro il governo, è un voto per il cambiamento”. Si riallaccia a People, la manifestazione contro il razzismo che ha coinvolto oltre 200 mila persone nella giornata di sabato 2 marzo, a Milano: “Quel corteo e il voto per le primarie sono l’inizio del risveglio, anche se non li ho messi in relazione. Ma appartengono alla necessità di unirsi di fronte a questo governo”.
Prima tappa la Tav – Zingaretti inizierà il suo percorso da segretario andando a Torino il 4 marzo per dialogare con il Presidente della Regione Piemonte Sergio Chiamparino: il tema sul tavolo è il completamento della Tav. Intanto, spunta il nome di Paolo Gentiloni per la carica di presidente del partito.