Raffaele Fitto (Fonte: Wikimedia Commons)

Meglio tardi che mai. È questa l’aria che si respira tra Bruxelles e Roma, in attesa delle trattative per sbloccare la terza rata del PNRR, già rimandata il mese scorso. Sul tavolo 19 miliardi, che potranno essere concessi solo se la Commissione Europea reputerà sufficienti gli obiettivi raggiunti dall’Italia nell’ultimo semestre del 2022. «Nelle prossime ore ci aspettiamo un superamento delle criticità», ha dichiarato il ministro degli Affari Ue Raffaele Fitto, durante l’informativa del 26 aprile in Parlamento. Grazie allo stralcio dei finanziamenti Ue per gli stadi a Firenze e Venezia, la creazione di un nuovo bando per i progetti del teleriscaldamento e la risoluzione del nodo concessioni portuali – risolta con un decreto del ministro Matteo Salvini – la concessione dei finanziamenti sembra, a detta del governo, ormai certa. L’esecutivo guarda già avanti e pensa a come rivedere i target del 30 giugno per ottenere la quarta rata. In primis, le stazioni a idrogeno, la creazione di nuovi studi a Cinecittà e – l’argomento del giorno – le strutture per l’infanzia.

Asili nido – «Stiamo lavorando per salvare gli asili nido», ha rassicurato Fitto, sottolineando la necessità di accelerare dopo i ritardi iniziali. I primi tentativi di coordinamento con i Comuni per la presentazione dei piani per i nuovi istituti risalgono infatti al 28 febbraio dello scorso anno, termine poi prorogato al 31 marzo e infine al termine di maggio. Tuttavia, la svolta non è arrivata prima di ottobre, quando è stata avviata la stipula delle convenzioni con gli enti locali. Da quel momento i Comuni hanno avuto solo pochi mesi a disposizione per «redigere i progetti, attivare le gare e aggiudicare i lavori», ha spiegato il presidente dell’Anci Antonio Decaro, secondo il quale non ci sarebbe un «particole allarme sulle scadenze». A rischio, secondo Fitto, ci sarebbero ora 1857 asili e 333 scuole materne, per l’ammontare di oltre 264.000 nuovi posti. Progetti di cui l’Italia ha un forte bisogno, vista la sua lontananza dai criteri decisi dal Consiglio europeo di Lisbona del 2002 che riguardava i servizi per l’infanzia. Una mancanza di strutture che coinvolge in particolare le regioni del Sud, dove solo il 46% dei comuni presenta un numero sufficiente di istituti adeguati.

Governance – Tra i provvedimenti presi per velocizzare i lavori spunta l’accentramento dei poteri a Palazzo Chigi, attraverso la creazione della Struttura di missione del Piano. Come scrivono Manuela Perrone e Gianni Trovati su Il Sole24Ore la nuova istituzione avrà come funzioni «il coordinamento con le amministrazioni titolari di interventi Pnrr e le interlocuzioni con la Commissione, assieme al compito di monitorare l’avanzamento dei progetti». Incarichi che verranno gestiti da un team di 14 dirigenti, 50 dipendenti e 20 esperti.