Fiducia confermata. Il governo Meloni incassa il voto favorevole della Camera dei deputati con 196 sì e 47 no e si prepara a ottenere il via libera definitivo sul decreto Pnrr 3, già approvato dal Senato. Il provvedimento modificherebbe definitivamente la gestione del piano nazionale di ripresa e resilienza e introdurrebbe alcune semplificazioni: questo, a ridosso dei giorni decisivi perché l’Ue eroghi la terza tranche da 19 miliardi di euro. Soddisfatto il ministro per gli Affari europei Raffaele Fitto: «Dalla rimodulazione del Pnrr avremo più capacità fiscale e di spesa pubblica», ha detto poco dopo il voto. Poi, ospite a una presentazione dell’associazione Civita, ha aggiunto: sul Pnrr «non c’è nessuno scaricabarile, nessuna inadempienza».
Il provvedimento – Il decreto Pnrr 3 è entrato in vigore il 25 febbraio 2023. Di conseguenza, deve essere convertito in legge e approvato da entrambe le Camere entro il 25 aprile. Il testo, 240 pagine che dovrebbero guidare l’attuazione del Pnrr, contiene una serie di misure per accelerare i tempi di realizzazione dei progetti e potenziare la pubblica amministrazione. Si parte con la cabina di regia del piano: il decreto istituisce fino al 2026 una «Struttura di missione PNRR» che risponde direttamente alla presidenza del Consiglio. Seguono disposizioni che ampliano le assunzioni nella pubblica amministrazione e nella ricerca, oltre a semplificare le procedure in diversi campi: digitalizzazione, edilizia scolastica, fisco, giustizia.
Il Pnrr è in ritardo? – Il 28 marzo la Corte dei conti ha presentato una relazione che evidenzia numerosi ritardi nella spesa dei fondi. Il governo italiano punta quindi a trattare con la Commissione europea per utilizzare altri fondi, cosiddetti di coesione, per alcuni progetti, impossibili da realizzare entro il 2026. Il 26 aprile 2023 il ministro Fitto terrà un’informativa in Parlamento e a quel punto sarà chiaro quali sono le opere inattuabili. Intanto il presidente dell’Anci (Associazione nazionale dei Comuni italiani) Antonio Decaro nega che la colpa dei ritardi sia dei Comuni: «Alla data del 7 marzo sono stati effettivamente assegnati 31 miliardi e 700 milioni (sui 40 miliardi destinati ai Comuni, ndr)» con 35mila gare, dal valore di quasi 18 miliardi, già bandite. I fondi riservati ai Comuni «sono solo il 19% della cifra complessiva del Pnrr», ha puntualizzato Decaro, «c’è un altro 81% di cui non parla nessuno». Al di là dell’attribuzione delle colpe, l’importanza del Pnrr è stata ribadita dalla Corte dei conti e da Bankitalia: «Una tempestiva ed efficace attuazione delle riforme e degli investimenti del Pnrr costituisce un elemento chiave perché le prospettive di sviluppo dell’economia italiana si realizzino come delineato nel Def (Documento di economia e finanza, ndr)», ha detto Sergio Nicoletti Altimari, capo del dipartimento di Economia e Statistica di Bankitalia, in un’audizione al Senato.