«La norma sulla prescrizione sarà nel disegno di legge ma entrerà in vigore da gennaio del 2020, quando sarà approvata la riforma del processo penale». È il ministro dell’Interno Matteo Salvini ad annunciare l’accordo trovato tra Lega e Movimento 5 Stelle sulla riforma della prescrizione. Il nodo che da giorni metteva in dubbio la stabilità dell’esecutivo è stato sciolto nella mattinata dell’8 novembre durante un vertice a Palazzo Chigi tra il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, i due vicepremier, Luigi di Maio e Matteo Salvini, e il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede.

Prima la riforma del processo penale – «Voglio tempi brevi per i processi. In galera i colpevoli, libertà per gli innocenti». Il leader della Lega non fa passi indietro e specifica che l’intesa trovata è subordinata alla riforma completa del procedimento penale. «L’emendamento non cambia. Ma chiederemo una legge delega per una riforma organica del processo che porti a tempi certi dei processi», dice Bonafede all’uscita da Palazzo Chigi, confermando che la modifica «rimane all’interno del ddl anticorruzione che andrà in Aula settimana prossima». Si attendono ancora le dichiarazioni del ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico Luigi Di Maio, che nei giorni scorsi aveva descritto il cambiamento della prescrizione come una «battaglia fondamentale di giustizia». Il ministro per la Pubblica Amministrazione Giulia Bongiorno, in prima fila nell’opporsi alla proposta di Bonafede, ha sottolineato che «a dicembre 2019 la prima condizione, la riforma del processo penale, si deve essere realizzata. Altrimenti ci sarà un altro tavolo come questo». Sdegnata la reazione di Forza Italia, con Mariastella Gelmini, capogruppo alla Camera, che rimprovera alla Lega di aver ceduto «alla foga giustizialista e manettara del Movimento 5 Stelle».

Le tensioni sulla prescrizione – La polemica era nata il 30 ottobre quando Bonafede, al termine della visita al cimitero di San Giuliano dove sono sepolte le vittime del crollo della scuola di Jovine del 2002, aveva annunciato l’inserimento nello Spazza-corrotti dell’allargamento dello stop della prescrizione dopo il primo grado di giudizio a tutti i reati. Una riforma che non era stata concordata con la Lega al momento della stesura del ddl, ma che era presente con una frase nel contratto di governo, subordinata alla riforma del processo penale. Il 3 novembre il ministro Bongiorno aveva definito la prescrizione «una bomba nucleare sul processo», causando la reazione del Guardasigilli che aveva sottolineato come l’unica bomba che rischiava di scoppiare era «la rabbia dei cittadini di fronte all’impunità».