Pier Luigi Bersani e Matteo Renzi (foto sky.it)

Un divario di 250 mila voti e 100 minuti per tentare, da una parte, di colmarlo, dall’altra di confermare il vantaggio. Questi i numeri delle primarie del centrosinistra, dopo l’ufficializzazione della vittoria di Renzi e Bersani, che al primo turno hanno ottenuto rispettivamente il 35,5 e il 44,9 per cento delle preferenze e battuto così gli sfidanti Vendola, Puppato e Tabacci. In agenda, adesso, i fantastici due hanno un doppio appuntamento: il primo su Raiuno, che mercoledì sera ospiterà l’ultimo nonché unico confronto televisivo. Il secondo, il più importante, domenica 2 dicembre, quando il ballottaggio sancirà chi, tra il sindaco e il segretario, rappresenterà il centrosinistra alle prossime politiche.

Appuntamenti entrambi accompagnati da qualche polemica. Quanto al faccia a faccia, i renziani hanno fatto sapere che ne avrebbero fatti almeno altri due: a Mediaset e a La7, dove Enrico Mentana aveva invitato i duellanti per un dibattito da tenersi alla vigilia del voto, la sera di sabato 1° dicembre. A Bersani, però, bastano i 100 minuti sul primo canale, che saranno moderati da Monica Maggioni, già conduttrice del tg delle 20, di Unomattina e degli speciali Tg7.

Più animato il contrasto sulle modalità per il ballottaggio. Renzi vorrebbe riaprire i termini delle preiscrizioni, Bersani si appella alle regole delle primarie, che prevedono che voti solo chi ha è andato alle urne al primo turno, oppure chi possa giustificare (entro venerdì) l’assenza per viaggio o malattia. «La giustificazione non la debbono dare i cittadini che vogliono andare a votare al ballottaggio delle primarie del centrosinistra, ma i politici che da vent’anni sono al potere e non hanno combinato nulla», ha detto il sindaco di Firenze, intervistato il 27 novembre da Canale5. «Con il massimo rispetto per Bersani – ha aggiunto – quando una squadra non vince si cerca di cambiare l’allenatore, non si continua con la vecchia regola calcistica del catenaccio».

Continua a far discutere anche il ritardo nella comunicazione dei risultati di domenica scorsa. La battuta di Pippo Civati, che ha criticato su Twitter la scarsa rapidità nello spoglio, sta facendo il giro del web: «Ok, ho deciso, vado seggio per seggio in macchina a recuperare i dati», ha scritto il politico monzese. Anche Arturo Parisi era intervenuto per criticare i tempi delle procedure: «Il ritardo nella comunicazione dei risultati ufficiosi sta diventando preoccupante e imbarazzante per tutti», ha commentato in una nota l’ex ministro della Difesa. «Cosa diremmo se, a venti ore dalla chiusura dei seggi, lo stesso accadesse per i risultati ufficiosi delle elezioni politiche?».

Giulia Carrarini