Angelino Alfano

«Non vorrei sentir parlare né di brogli né di sentinelle democratiche», ha detto Matteo Renzi,  nel corso della videochat di Corriere.it, assicurando che non ci saranno irregolarità nelle consultazioni del 25 novembre. Ma il vero problema delle primarie, evidenziato da molti nel centrosinistra, potrebbe essere l’organizzazione. C’è infatti chi prevede che si verificheranno ingorghi ai seggi a causa della doppia fila per registrarsi e votare. Lunghe attese che potrebbero dissuadere dall’esprimersi molti elettori.

Sono circa tre milioni i votanti previsti. 700mila quelli già pre-registrati, che avranno una corsia preferenziale. Gli stessi responsabili delle primarie hanno ammesso che nelle grandi città si potrebbe andare oltre le 20, orario di chiusura stabilito per i 9mila seggi individuati finora. Nulla di strano dicono nel partito. «Sarà forse un caos ma organizzato», spiegano. «La gente fa le file anche per entrare alle feste».

Lo slogan lanciato da Renzi alla Leopolda, «15 minuti di fila», è già diventato un tormentone bipartisan su Twitter, adottato anche dal comitato di Pier Luigi Bersani. Il segretario ha anche invitato a chiudere le diatribe sulle regole: «Non confondiamo l’albo con la burocrazia. – Ha detto – Noi vogliamo fare la comunità dei progressisti, liberamente consultabile».

Rimane incerto anche il futuro della leadership del Pdl. L’incontro serrato tra Silvio Berlusconi e Angelino Alfano non ha sciolto i dubbi sulle primarie del centrodestra. Sandro Bondi le ha definite un «rischio politico». Intanto il partito continua a perdere pezzi e cinque ex fedelissimi, come Isabella Bertolini e Gaetano Pecorella, hanno abbandonato il partito fondando Italia libera.

Il 22 novembre, dall’incontro che Alfano terrà con i coordinatori provinciali e regionali dovrebbe arrivare una chiarificazione. A partire dalle 14, in via dell’Umiltà, saranno discusse, recita una nota di Alfano, le «questioni organizzative» e la «data di svolgimento». Le primarie si terranno, sembra ora, in un unico giorno, perché il probabile Election Day di marzo renderà «impraticabile» l’adozione di una consultazione «all’americana», spalmata su più settimane.

Urne aperte forse il 16 dicembre o, più realisticamente, il 13 gennaio. Domenica intanto si chiuderanno i termini per depositare le 10mila firme necessarie per candidarsi, utili ad assottigliare il lungo elenco dei contendenti ed evitare l’effetto «circo Barnum» ipotizzato da Giampiero Samorì.

Gabriele Principato