Silvio Berlusconi a Pontida, 17 giugno 2013, a pochi giorni dal pronunciamento della Consulta (foto: Ansa)

La decisione della Corte Costituzionale sul legittimo impedimento nel processo Mediaset attesa per il 19 giugno potrebbero avere delle ricadute sul governo delle larghe intese. Almeno questo emerge dalle dichiarazioni del vicepresidente del Senato Maurizio Gasparri intervenuto a “Citofonare Adinolfi” in onda su Radio Ies. Il senatore pidiellino ha minacciato, nel caso del giudizio negativo della Consulta, “le dimissioni di tutti i parlamentari del Pdl”. Per Gasparri, che si è detto pessimista, l’esito sfavorevole per il Cavaliere è più che probabile, visto che, secondo lui, i numeri e le “appartenenze” non stanno dalla parte di Berlusconi. Il giudizio negativo in questo caso, secondo il vicepresidente del Senato, non potrà che essere valutato in un’ottica politica e i paralamentari pidiellini dovranno trarne le conseguenze. O, come l’ha messa Gasparri, col linguaggio calcistico caro a Berlusconi: “Se non c’è praticabilità e la squadra esce dal campo, gli arbitri e i giudici devono considerare se la partita può andare avanti o meno”.

Ma è subito arrivata la frenata di Giancarlo Galan: “Se Berlusconi fosse interdetto dai pubblici uffici non mi dimetterei.” Il deputato del Pdl prende le distanze dalle dichiarazioni di Gasparri che non esprimono “il sentimento comune”.  Per l’ex ministro all’Agricoltura: “Anche se si fa fatica, le vicende giudiziarie sono qualcosa di diverso”. Secondo Galan Berlusconi “non mescolerà le sue vicende giudiziari agli interessi del Paese”. Anche l’ex senatore Marcello Dell’Utri, intervistato dal Corriere della Sera, parla delle “linee parallele”, ma non convergenti, per dire che le tegole giudiziari del Cavaliere non dovranno avere ripercussioni sugli equilibri politici del governo. Per Dell’Utri, “in ritiro” dalla vita plotica a San Domingo, Berlusconi “non è fra quelli che cercano anche con l’aiutino dei magistrati di colpire in continuazione un governo che sta in piedi per miracolo”. E parlando dell’ineleggibilità del Cavaliere, l’ex senatore pidiellino, sul quale gravano diversi processi, ha invocvato “una saggezza generlae”.

Il giudizio della Consulta deciderà il futuro del processo sui diritti TV Mediaset, ora pendente in Cassazione. Berlusconi è stato condannato in appello per frode fiscale a quattro anni di reclusione e a cinque anni di interdizione dai pubblici uffici. Ma è possibile che la sentenza sia annulata o, almeno, che il processo debba riprendere da quella fatidica udienza del primo marzo 2010, in cui i legali di Berlusconi hanno invocato il legittimo impedimento per il loro assistito che non poteva comparire in Tribunale di Milano a causa della riunione del Consiglio dei ministri convocata nello stesso giorno. Il legittimo impedimento era stato negato dai giudici milanesi in quanto la seduta del processo Mediaset era già stata  concordata in anticipo e il rinvio del Cdm, secondo i magistrati, era stato arbitrario. Non sarebbe così per l’Avvocatura dello Stato, che ha sollevato davanti alla Corte Costituzionale il conflitto di attribuzioni tra poteri dello Stato.

Anna Lesnevskaya