silvio_berlusconi_ansa OKL’ultima parola, sulla sorte giudiziaria di Silvio Berlusconi nella vicenda Mediaset, è della Corte di Cassazione. I supremi giudici della Terza Sezione Penale si sono riuniti in Camera di Consiglio nella mattina di martedì 18 marzo per decidere se confermare o meno la pena accessoria di due anni di interdizione dai pubblici uffici. La sentenza era stata pronunciata dalla Corte d’Appello di Milano lo scorso 19 ottobre, in seguito alla condanna del Cavaliere a quattro anni di reclusione (tre dei quali condonati) per frode fiscale nel processo Mediaset. Il verdetto è atteso in serata e la sentenza – sia che la decisione della Corte d’Appello venga confermata sia che venga annullata – sarà immediatamente esecutiva. Era stata proprio la Cassazione, il primo agosto scorso, a ordinare un ricalcolo della pena accessoria, inizialmente fissata in cinque anni di interdizione.

Intanto la mobilitazione, tra i fedelissimi del Cavaliere, è già iniziata. Ne è capofila Daniela Santanchè, che spinge per chiedere la grazia al presidente Napolitano: «Raccogliere le firme per la grazia a Silvio Berlusconi di cittadini consapevoli che amano il proprio Paese e dunque la democrazia, significa fare un’azione politica, magari anche solo di testimonianza, ma significa muoversi, darsi da fare per una causa», ha dichiarato martedì mattina. Più attendeista la senatrice di Forza Italia, Manuela Repetti: «Aspettiamo il responso degli organi giudiziari italiani ed europei sulla candidabilità del presidente Berlusconi nella convinzione di una sentenza ingiusta e nello stesso tempo reputiamo che la grazia sia un percorso possibile e necessario che prevede però modalità non estemporanee».

Giorgia Wizemann