prostituta-strada_600x450«Non si può più aspettare, una nuova legge è necessaria». Il sindaco di Roma non usa mezzi termini nella lettera che ha inviato ai presidenti di Camera e Senato invitandoli a cambiare la legge Merlin. Ignazio Marino definisce l’attuale legge vecchia di oltre 60 anni, straordinariamente moderna e civile per l’Italia dell’epoca ma che non poteva tener conto dell’evoluzione dei fenomeni sociali. «La prostituzione di strada – afferma – rappresenta per moltissime famiglie un’emergenza che richiede soluzioni non più rinviabili. Più volte mi sono trovato davanti a genitori o nonni che mi hanno posto questa domanda: “Cosa debbo dire alla mia bambina o al mio bambino davanti a questo spettacolo?”».

Lo stesso sindaco di Roma sottolinea come altre amministrazioni, già da molti anni, hanno individuato aree del proprio territorio dove incrementare l’attività di contrasto e contemporaneamente altre aree dove, invece, concentrare l’attività di assistenza e di liberazione dalla schiavitù e dallo sfruttamento. A Roma la giunta sta studiando delle soluzioni che «partendo dal punto di vista delle vittime e garantendo l’autodeterminazione delle persone coinvolte, puntino a ridurre il danno e su possibili, concrete risposte che i cittadini attendono da lungo tempo».

Nella lettera Marino riconosce la complessità della vicenda ma non la ritiene una motivazione valida per rimandare le riforme: «So bene come la questione sia delicata e abbia al suo interno temi complessi, quali l’immigrazione di necessità e la tratta di donne e uomini, considerati merci e vittime di intollerabili crimini contro l’umanità. Ma questa complessità non può indurci a chiudere gli occhi. Alla Camera dei Deputati e al Senato della Repubblica vi sono diversi disegni di legge su questo tema. Spero possano trovare una calendarizzazione e auspico anche che possano essere discussi in un sereno dibattito parlamentare, senza posizioni preconcette e ideologiche, tenendo anche conto delle esperienze e delle reali difficoltà che i Comuni sono chiamati a fronteggiare».

Domenico Motisi