Il decreto legge «Cutro» è stato approvato al Senato senza l’emendamento originale presentato dal senatore Maurizio Gasparri, con il quale la maggioranza intendeva limitare fortemente la concessione dei permessi di soggiorno per protezione speciale alle persone migranti che attualmente ne hanno diritto.
È stato lo stesso Maurizio Gasparri ad aver chiesto e ottenuto la modifica all’emendamento da lui presentato al decreto Cutro. Una sorta di emendamento all’emendamento che risponde alla volontà della presidente del Consiglio Giorgia Meloni di optare per una restrizione più tenue sulla protezione speciali.
La motivazione dietro la scelta di Meloni riguarda il rischio di incostituzionalità per violazione degli obblighi internazionali che l’emendamento originale avrebbe potuto comportare, ma anche l’opportunità politica di rispettare i rilievi del Quirinale, già espressi nella scorsa legislatura nell’ambito dell’approvazione dei decreti sicurezza.
Il dibattito politico – La segretaria del Partito democratico Elly Schlein e il leader dei 5 Stelle Giuseppe Conte non sono stati infatti gli unici a polemizzare con l’esecutivo: dopo l’imprevista modifica governativa all’emendamento Gasparri, alcuni leader della Lega hanno commentato negativamente le parole di Lollobrigida, che aveva parlato di «sostituzione etnica». Parole per le quali ha poi ritrattato le sue parole in un’intervista rilasciata al «Corriere della Sera».
Protezione speciale – La protezione speciale è un permesso di soggiorno della durata di due anni, rilasciato dalla questura dopo che la commissione territoriale ha ritenuto che il cittadino straniero abbia diritto a rimanere in Italia nonostante non abbia ottenuto lo status di rifugiato né la protezione sussidiaria. I requisiti da soddisfare riguardano il rischio di persecuzione o violazione della propria incolumità in patria, ma anche il rispetto della vita privata del richiedente, previa valutazione dei vincoli familiari e del suo effettivo inserimento in società.
Protezione sussidiaria, status di rifugiato e protezione speciale sono le tre forme di protezione che lo Stato italiano può garantire ai migranti che hanno fatto
richiesta d’asilo. Le prime due rispondono a norme internazionali, e sono garantite da tutti i Paesi membri dell’Unione europea per offrire accoglienza alle persone straniere che nel proprio Paese d’origine rischierebbero rispettivamente di venire perseguitate (
articolo 1 della Convenzione di Ginevra) o correre rischi per la propria sicurezza. La terza, la protezione speciale, dipende invece da una legge nazionale: è stata introdotta nel 2018 con il cosiddetto decreto sicurezza licenziato dal governo Conte I per volontà dell’allora ministro dell’Interno
Matteo Salvini, che eliminò la precedente protezione umanitaria, e ha visto ampliarsi i propri requisiti di ottenimento nel 2020, a opera della successiva ministra Luciana Lamorgese.
Nonostante sia vincolata a una legge nazionale, la protezione speciale non rappresenta una particolarità del tutto italiana,
come pure è stato sostenuto dalla presidente Meloni, dal momento che anche altri Paesi Ue, come la Germania, rilasciano analoghi permessi di soggiorno per motivi umanitari.
Nel 2022, a fronte di circa cento mila approdi sulle coste italiane, 6161 migranti hanno ottenuto lo status di rifugiato; 6770 la protezione sussidiaria;
10865 quella speciale.