Ottantacinque euro al mese in più per gli statali: questa la concessione del governo Renzi ai sindacati, a meno di una settimana dal voto referendario del 4 dicembre. Ma non solo: tra le misure previste dall’accordo, l’impegno per il rinnovo dei «contratti dei lavoratori precari assunti dalle pubbliche amministrazioni»,  la «introduzione nel settore pubblico di welfare contrattuale» e la garanzia che gli 85 euro in più non «possano incidere sul bonus degli 80 euro».

Dopo sette anni di stallo delle trattative tra governo e sindacati, il 30 novembre è stata annunciata l’intesa sui contratti del pubblico impiego. Marianna Madia, ministro della Funzione pubblica, esprime grande soddisfazione per l’accordo con Cgil-Cisl-Uil. Un «accordo Robin Hood», dice Madia, perché con questa misura il governo sostiene «di più chi ha sofferto di più. È la prima volta nella storia, non solo del comparto pubblico ma anche di quello privato, che si fa un accordo di questo genere. Lo hanno riconosciuto anche i sindacati».

Meno entusiastiche ma positive le reazioni di Susanna Camusso, Cgil, che ha affidato ad un comunicato ufficiale l’auspicio dell’avvio di una nuova stagione di relazioni sindacali con il governo: «Dopo anni di blocco della contrattazione, di promesse mancate, di sacrifici dei lavoratori, si intravede una concreta possibilità di rinnovare i contratti». Così ha aggiunto in mattinata ai microfoni di Radioanchio: «La contrattazione è tornata al centro del lavoro».

In linea con Camusso anche le affermazioni di Annamaria Furlan, Cisl, che smorza le polemiche sul fatto che l’accordo sia arrivato come contentino pre-elettorale da parte del governo. «Motivi elettorali? Conta il risultato», ha dichiarato Furlan in una intervista a La Stampa. «Accordo storico», ha chiosato Carmelo Barbagallo, Uil.

Sul tema spinoso dei precari, Madia lamenta che il «governo ha ereditato un cattivo reclutamento nella pubblica amministrazione». Ma assicura che la nuova linea sarà quella di concorsi regolari «che risolverà in modo strutturale il problema»: merito e trasparenza, anche questi sono obiettivi del governo. E nonostante la pronuncia della Corte Costituzionale, che ha dichiarato l’illegittimità parziale della riforma sulla Pubblica Amministrazione, il ministro afferma che la linea del governo non si fermerà. Madia andrà alla Conferenza delle Regioni per cercare un’intesa. La politica contro i «furbetti del cartellino» non verrà arrestata dalla sentenza della Consulta.

Sugli 85 euro in più, queste le rassicurazioni del governo: «Un lavoratore pubblico su quattro, circa 800 mila, ha beneficiato della politica degli 80 euro». Si farà in modo che questo aumento sia ulteriore rispetto ai precedenti 80 euro. Ma non per tutti: non scatterà «per chi guadagna 200 mila euro».

Se sia una mera strategia pre-elettorale o una svolta politica di lungo periodo, poco importa ai sindacati. Incassato l’accordo, Cgil ribadisce il proprio NO alla riforma costituzionale che verrà sottoposta a referendum popolare il 4 dicembre.