Un nome condiviso, che sia di garanzia per tutti. È questo l’identikit perfetto del nuovo Presidente della Repubblica: giovedì 18 aprile il via alle votazioni in Parlamento. I nomi che circolano sono noti: Romano Prodi, Giuliano Amato, Massimo D’Alema e da ultimo, in ordine cronologico, quello di Milena Gabanelli, “acclamata” dai sostenitori del Movimento 5 Stelle. La giornalista non ha ancora sciolto le riserve se accettare o no la candidatura: così, le attenzioni si sono rivolte a Gino Strada e Stefano Rodotà, giunti rispettivamente secondo e terzo alle “Quirinarie”.

Il fondatore di Emergency ha aperto alla possibilità di prendere in consegna il mandato della Gabanelli: “Per ora è lei il candidato del Movimento 5 Stelle. Io sono il secondo più votato, ma è irrilevante, cosa farò lo decideranno loro”. Stefano Rodotà sarebbe invece il nome su cui grillini e democratici potrebbero trovare il punto di convergenza.

Le parole di Grillo – “Il Pd voti con noi per il Colle, poi vediamo. Potrebbe essere il primo passo per governare insieme” – sono state ascoltate attentamente in casa Pd. Pippo Civati, pur caldeggiando la candidatura di Prodi per il Colle, invita al nuovo “compromesso storico” , da farsi con i grillini: Penso però che l’apertura di Grillo sul nome di Stefano Rodotà abbia un valore. Rodotà è una figura di grandissimo prestigio, che il Pd deve assolutamente prendere in considerazione nelle prossime ore”

La vecchia guardia Pd preme ancora sui suoi nomi. Piero Fassino considera Prodi e Amato “i profili giusti”. “L’importante è lavorare su un nome autorevole e riconosciuto cercando una larga convergenza: le forme di condivisione, poi, sono diverse. Come è stato sette anni fa nell’eleggere Napolitano”. Sulla Gabanelli, il sindaco di Torino esprime più di una perplessità: “Una grande giornalista, ma non ha l’esperienza necessaria per un incarico di questa portata”.

Ma il nome di Prodi è osteggiato oltre il recinto Pd. Becchi, ritenuto l’ideologo dei 5 Stelle, afferma: “Prodi  è stato l’artefice della totale distruzione del Paese. E’ l’espressione della casta e del cattocomunismo”. Sul nome dell’ex premier apre solo Scelta Civica, ma Olivero frena subito: “Noi lo voteremmo senza problemi, ma Prodi non ha una maggioranza ampia e il consenso ampio è un fattore indispensabile”.

Infine, il Pdl parla tramite Fabrizio Cicchitto: “Occorre un candidato gradito anche ai parlamentari del Pdl. In quest’ottica, non condivido certi attacchi a Giuliano Amato”.

Francesco Paolo Giordano