Menù raffinato e candelabri di ottone. Il Borromini seduce e meraviglia, e la vista su piazza Navona toglie il fiato. La cena è tra 16 amici uniti dalla fede calcistica, sul tavolo magari una bottiglia di vino. Parole e pensieri in libertà ed è rischio crisi istituzionale. La tensione tra Palazzo Chigi e il Quirinale dura giorni, l’accusa di Fratelli d’Italia è a Francesco Saverio Garofani, non solo commensale ma anche consigliere del presidente della Repubblica Mattarella e segretario del Consiglio Supremo di Difesa. Avrebbe parlato – scrive una misteriosa mail inviata a varie redazioni – di «scossoni» per fermare la destra e di «una grande lista civica nazionale» per le prossime elezioni. Le conversazioni – si dice – sarebbero registrate. Poi l’incontro tra Giorgia Meloni e il presidente Mattarella sembra calmare la tempesta, finché un comunicato di palazzo Chigi non spegne il caso. Insomma, Meloni non è andata a Canossa e restano veleni e misteri irrisolti.
Maschere e mail anonime – I fatti risalgono a giovedì 13 novembre, giorno della cena in ricordo di Agostino «Ago» Di Bartolomei, storico e amatissimo capitano giallorosso scomparso 31 anni fa. «Era una chiacchierata in libertà tra amici», ha ammesso Garofani al Corriere, confermando la notizia di apertura de La Verità di martedì 18 novembre. «Così il Colle proverà a fermare Meloni», scriveva in apertura Ignazio Mangrano (nome di un giornalista che non esiste), con i virgolettati mai smentiti del consigliere quirinalizio. L’audio della chiacchierata sarebbe in possesso del quotidiano, l’unico a non aver cestinato quella mail, che sarebbe stata inviata a svariati giornali – si ha conferma solo da Il Giornale – che conteneva la trascrizione delle parole di Garofani. Mittente: “stefanomarini@usa.com”. Firma: “Mario Rossi”. Della registrazione, però, ancora nessuna traccia pubblica.
Accuse e scuse – Nella stessa giornata, con l’articolo in prima pagina su La Verità fresco di stampa, parte il rimprovero al capo dello Stato da parte del capogruppo di FdI Galeazzo Bignami: «Smentisca». Poi con una risposta insolitamente dura il Quirinale manifestava «stupore» nei confronti di Bignami, «che sembra dar credito a un ennesimo attacco alla Presidenza della Repubblica costruito sconfinando nel ridicolo». Poi l’incontro di 20 minuti tra Mattarella e Meloni avrebbe «concluso la vicenda», dice il ministro degli esteri Antonio Tajani da Palazzo Chigi. Il capo dello Stato – dicono – avrebbe accolto le scuse della presidente del Consiglio per le parole del suo capogruppo.
Sintonia e rammarico – Nessuna volontà di alimentare la vicenda, così almeno per il Colle. Alla fine dell’incontro, infatti, un comunicato di Meloni dai toni ben diversi di quelli avuti al Quirinale sembra non aver voluto mettere fine alla questione. Tra i Palazzi una «sintonia istituzionale mai venuta meno fin dall’insediamento di questo governo e della quale nessuno ha mai dubitato», recita il comunicato, ma resta il «rammarico per le parole istituzionalmente e politicamente inopportune pronunciate in un contesto pubblico dal consigliere Francesco Saverio Garofani e riportate ieri da un noto quotidiano italiano». Nessuna vera volontà di mettere tra parentesi l’episodio né di rinunciare agli attacchi, anche se, in serata, Bignami e il suo omologo al Senato Lucio Malan provano a tamponare: «Fratelli d’Italia ritiene la questione chiusa e non reputa di aggiungere altro. Rinnoviamo la stima nel Presidente Mattarella e l’apprezzamento per la sintonia istituzionale tra il Quirinale e Palazzo Chigi». Tregua fatta o no, resta da capire a che posto della tavolata, tra un brindisi alla “Magica” e uno sguardo alla Grande Bellezza, fosse seduto Mario Rossi.




