«Senza Berlusconi non si può eleggere il nuovo Presidente della Repubblica». Debora Serracchiani, vicesegretaria del Partito Democratico, insiste sulla necessità di una convergenza bipartisan sul nuovo capo dello Stato. E nel farlo contraddice almeno in parte il presidente del consiglio Matteo Renzi, che il 14 gennaio, nel giorno delle dimissioni di Giorgio Napolitano, aveva garantito: «Se Berlusconi dice no ce lo eleggiamo da soli».
La priorità del segretario del Pd sembra essere questa: disarmare i possibili franchi tiratori, pronti ad affossare il patto del Nazareno e l’accordo con Berlusconi proprio nel processo per la scelta del nuovo inquilino del Quirinale. «Anche tenuto conto che dopo il quarto scrutinio c’è una maggioranza assoluta – osserva però Serracchiani – in ogni caso servono dei numeri importanti, anche per legittimare il prossimo Presidente»,
Difficile al momento prevedere quanto si andrà avanti con gli scrutini, anche perché i sondaggi non danno alcun favorito ma indicano soltanto una rosa di nomi che se la giocano più o meno alla pari. Restano sulle labbra di politici e commentatori le candidature di Sergio Mattarella, fautore della legge elettorale che porta il suo nome e oggi giudice della Corte Costituzionale, di Walter Veltroni e di Giuliano Amato. Più in disparte Romano Prodi e Anna Finocchiaro. Poi c’è una candidatura in ascesa: quella di Ignazio Visco, governatore della Banca d’Italia. A suggerirlo è il tono economico delle dichiarazioni di Renzi: «Dobbiamo discutere il profilo di un grande arbitro che aiuti il Paese a crescere».
Ad essere decisiva sarà l’unità interna tanto nel Pd quanto per Forza Italia. Per Renzi c’è da badare alla minoranza guidata da Pippo Civati, che attacca ancora il Patto del Nazareno e i suoi esiti (legge elettorale e riforma costituzionale), chiede di «non passare prima e soprattutto da Berlusconi» e di allargare il confronto in primo luogo alle minoranze interne. Per Berlusconi, oltre allo scontro con Angelino Alfano e Ncd, nuove divisioni possono arrivare dall’ex presidente della regione Puglia Raffaele Fitto.
È per primo Renzi a preoccuparsi di vedere una spaccatura importante tra le fila di Forza Italia. «C’è una larga maggioranza del gruppo che condivide la linea ribadita da Berlusconi», assicura il capogruppo Fi al Senato Paolo Romani, che insiste come Serracchiani su un Presidente della Repubblica che raccolga il consenso più largo possibile. Ma Berlusconi ha già precisato: «Il nuovo non sia il seguito dei tre presidenti della Repubblica di sinistra che ci hanno portato nella condizione di non democrazia. Noi insisteremo su questo e saremo lieti di sostenere un candidato super partes».
Matteo Furcas