Segnale assente, sintonizzare i canali. Il Consiglio di Amministrazione della Rai ha bocciato il piano presentato da Andrea Campo Dall’Orto sulla riforma del sistema informativo della televisione pubblica italiana. È la terza volta in un mese che la maggioranza dei consiglieri vota contro le proposte del direttore generale che, però, non sembra aver intenzione di dimettersi.

Sedotto e abbandonato – «Dimettermi? No, non ci penso proprio. Deciderò solo dopo aver incontrato Padoan», avrebbe detto Campo Dall’Orto ai suoi collaboratori secondo la ricostruzione de La Stampa. Il 24 maggio è previsto a Palermo un incontro con il ministro dell’Economia. Per il direttore generale sarà l’occasione per capire se nel suo progetto ha ancora fiducia la persona che, dopo averlo issato ai vertici di viale Mazzini nell’agosto del 2015, ora sembra averlo scaricato: Matteo Renzi. Al segretario del Partito democratico – che aveva promesso una Rai libera dalla politica – Campo Dall’Orto rimprovera di voler mantenere la televisione pubblica sotto il controllo dei partiti. «Si avvicina a grandi falcate il tempo delle elezioni e serve una Rai che non crea problemi. Io ho tenuto la schiena dritta, ma l’emittente pubblica è ferma, ostaggio della politica», avrebbe aggiunto il direttore generale, sempre secondo le indiscrezioni riportate dal quotidiano torinese.

Il piano di Campo Dall’Orto – IIl “Piano news” pensato dal direttore generale prevedeva una riduzione consistente del numero di edizioni dei telegiornali. Oggi sono 24 al giorno, Campo Dall’Orto avrebbe voluto metter la Rai in linea con le altre emittenti pubbliche europee che hanno meno di dieci Tg quotidiani. Il taglio sarebbe stato funzionale a un risparmio di costi, giustificato anche dall’emorragia di ascolti: eccezion fatta per il Tg1 delle 20, le altre edizioni perdono fra l’1 e il 4% di share. Stesso problema riscontrato per i Tg regionali le cui redazioni, nelle intenzioni del direttore generale, avrebbero dovuto mettersi al servizio di Rainews 24, ribattezzata nel piano “Newsroom Italia”. infine, probabilmente il progetto più ambizioso: la creazione di una testata online da affidare alle cure di Milena Gabanelli, con l’obiettivo di aumentare la presenza della Rai sul web e sui social. Tutte novità pensate per rilanciare l’informazione pubblica. Ma al momento, il piano di Campo Dall’Orto assomiglia alla puntata pilota di una serie televisiva che non vedrà mai la luce.

La rivolta dei consiglieri – A favore del piano del direttore generale ha votato un solo consigliere: Guelfo Guelfi, uno degli organizzatori delle prime Leopolde. Insieme all’economista Carlo Fortis si è astenuto anche Carlo Freccero: «Io mi sono astenuto, ma torno a ripetere che la Rai va molto bene. E’ leader negli ascolti, va bene nella pubblicità ma non va bene a livello di atmosfera. Questo è un paradosso». Contrari cinque consiglieri, fra i quali la presidente della Rai Monica Maggioni che, secondo fonti interne al Cda, avrebbe pronunciato un discorso molto duro contro il direttore generale. Di dimissioni ha invece apertamente parlato Paolo Messa che per protesta non aveva partecipato al voto: «Credo sia un dovere, anche per rispetto dello stesso Campo Dall’Orto, trarre le conseguenze dalla decisione odierna ed ammettere che sono venute a mancare le condizioni a base del rapporto di fiducia con il direttore generale». Ma la decisione spetta esclusivamente a Campo Dall’Orto: codice civile alla mano, infatti, il Cda non ha il potere di sfiduciare il direttore generale né tantomeno di costringerlo alle dimissioni.