«C’è stato un colossale fraintendimento», così Giuseppe Conte ha replicato a Matteo Renzi, leader di Italia Viva ( Iv ). Il premier ha chiarito che non sarà sottratto nessun potere ai ministri e che «la politica non verrà commissariata». Nel suo intervento, il senatore toscano aveva accusato il primo ministro di voler accentrare tutti i poteri a Palazzo Chigi, dicendosi profondamente contrario alla governance predisposta dal governo per la gestione del Recovery Plan.

La risposta – «Non c’è scritto da nessuna parte quanti manager ci dovranno essere», ha precisato il presidente del Consiglio, che poi ha aggiunto «non ci saranno centinaia di tecnici». Nonostante ciò resta ragionevole pensare che i manager saranno comunque sei, uno per ogni macro-area prevista dal Recovery Plan. Secondo il premier «c’è stato un colossale fraintendimento» per quanto riguarda la struttura della missione, che non si sostituirà ai ministeri in quanto a competenze e poteri, ma avrà compito di monitoraggio, con l’aggiunta di una clausola di salvaguardia «nel caso in cui le amministrazioni centrali non possano intervenire a esercitare i poteri sostitutivi». Conte si è detto tranquillo, ma ha espresso il desiderio di evitare che il dibattito politico diventi una priorità rispetto alle urgenze del Paese, ricordando come una maggioranza coesa sia fondamentale per poter continuare a battersi in Ue. «Non mi spaventa il confronto con gli alleati, l’importante è che la dialettica si trasformi in ricchezza di idee, non in sterili polemiche», un passaggio con il quale il premier ha voluto dimostrare di essere disposto a condividere le idee e le scelte, in risposta alle numerose accuse di volersi occupare di tutto da solo.

L’intervento di Renzi – Nel discorso pronunciato in senato nella giornata di mercoledì 9 dicembre, l’ex premier aveva dichiarato: «Non votiamo questo Recovery, la task force non può sostituire il parlamento». Su questo punto aveva fatto chiarezza anche la ministra dell’Agricoltura Teresa Bellanova, anche lei di Italia Viva, spiegando come il progetto di Conte porti al commissariamento dei ministeri, della pubblica amministrazione e delle Regioni, sostituendoli con sei “super-manager” e trecento tecnici scelti sulla base di conoscenze personali.

La Sanità – Nella sua arringa, Matteo Renzi aveva specificato «non è solo di un problema di metodo, ma anche di merito». Il piano prevede appena nove miliardi destinati alla Sanità: «io al governo misi sette miliardi e si parlò di tagli», ha ricordato il senatore toscano. Una scelta criticata anche dal sindacato dei medici, che ritiene offensivo da parte del governo non considerare, nemmeno in questo particolare momento, la Sanità come una priorità. Una cifra che scontenta anche il ministro Roberto Speranza, che aveva presentato un piano di riforma da sessantotto miliardi.

Possibile apertura – Il primo ministro vuole mostrare all’Europa che non indietreggerà di fronte all’attacco di Iv. Tuttavia, quello che trapela è che ci possa essere un’apertura a modifiche sulla governance del Recovery Plan, essendo questa la causa principale della crisi della maggioranza in vista del cruciale Consiglio Europeo di Bruxelles previsto per il 10 dicembre. L’ Ansa ipotizza che si potrebbe anche arrivare all’archiviazione dei sei “super-manager”. In ogni caso «sarà il Consiglio dei Ministri a trovare l’accordo», ha precisato Conte.