È stato uno dei cavalli di battaglia del Movimento 5 Stelle durante la campagna elettorale. Ed è stato, probabilmente, l’elemento che più ha contribuito a spostare l’ago della bilancia a favore del M5S, consentendogli di diventare il primo partito italiano dopo il voto del 4 marzo. Con un successo travolgente soprattutto al Sud. Ora tutti aspettano di capire se sarà finalmente possibile dare e ricevere il reddito di cittadinanza, la proposta formulata dal Movimento nel lontano 2013 con il disegno di legge n. 1148 che dovrebbe, nelle intenzioni dei promotori, togliere da una condizione di povertà ben nove milioni di italiani.

Cos’è il reddito di cittadinanza – Si tratta a tutti gli effetti di un contributo versato dallo Stato a tutti i nuclei familiari italiani che non hanno reddito o hanno un reddito basso, sulla base dell’indicatore di povertà dell’Unione Europea. In poche parole, lo Stato si impegna a versare a ogni persona che si trovi in condizioni di indigenza economica, la cifra necessaria per raggiungere i 780 euro individuati come la soglia di povertà. Potrebbero essere proprio 780 euro pieni per coloro che non hanno lavoro e, di conseguenza, reddito, oppure un’integrazione per arrivare a quella cifra nel caso di coloro che hanno un lavoro ma percepiscano uno stipendio insufficiente. Per quanto riguarda i nuclei famigliari, un genitore con figlio minorenne a carico potrebbe arrivare a percepire fino a 1014 euro, mentre una coppia con due figli minori potrebbe ricevere fino a 1.638 euro.

Come funziona – Per accedere a questo contributo i requisiti sono tanto semplici quanto logici: è necessario avere più di 18 anni, essere disoccupato o comunque percepire uno stipendio o una pensione al di sotto della soglia di povertà. Ma le caratteristiche non si esauriscono nello stato economico al momento della richiesta. Infatti, sarà anche necessario verificare che, una volta percepito il contributo, la persona provi ad arrivare a una condizione di autosufficienza economica. E lo dovrà fare seguendo un percorso che presenta alcuni “paletti”: innanzitutto, dovrà rendersi disponibile al lavoro presso i centri per l’impiego del suo territorio. Poi, dice la legge, «inizierà un percorso per essere accompagnato nella ricerca del lavoro dimostrando volontà di trovare un impiego; dovrà rendersi disponibile per progetti comunali utili alla collettività; frequentare percorsi per la qualifica o la riqualificazione professionale; effettuare ricerca attiva del lavoro per almeno due ore al giorno; comunicare tempestivamente qualsiasi variazione del reddito; accettare uno dei primi tre lavori offerti».

Quanto costerà allo Stato – Il Movimento ipotizza una spesa pubblica di circa 15 miliardi, con un’aggiunta di 2 miliardi per la riforma dei centri per l’impiego. I soldi verranno presi da tagli alle attività delle pubbliche amministrazioni, riduzioni delle indennità parlamentari, soppressione degli enti pubblici non economici, taglio delle auto blu ospedaliere non indispensabili ai servizi sanitari, decurtazione dei vitalizi relativi alle cariche pubbliche elettive, riduzione delle detrazioni sui redditi più alti ecc. Ma sono previsti anche contributi economici derivanti da nuove entrate, come i 2 miliardi della minor deduzione degli interessi passivi di banche e assicurazioni, 1,5 miliardi di aumento dei canoni per attività di ricerca ed estrazione idrocarburi, 1 miliardo di aumento di tasse sul gioco d’azzardo, 150 milioni dai contributi di solidarietà sulle pensioni d’oro. Il rischio, comunque, è che i costi vadano a pesare eccessivamente su un debito pubblico già stellare come quello italiano.

La lotta alla povertà in Europa – È bene ricordare che il 24 ottobre 2017 il Parlamento europeo ha chiesto alla Commissione Ue di introdurre regimi di reddito minimo adeguati, garantendo a tutti i cittadini degli Stati membri accesso all’alloggio, all’assistenza sanitaria e all’istruzione, oltre a fornirne sostegno ai bambini, ai disoccupati, alle famiglie monoparentali e ai senzatetto. Relatrice della risoluzione era, appunto, il capo delegazione del Movimento 5 Stelle a Strasburgo, Laura Agea. Il documento è stato approvato con 451 voti. Forme di assistenza alla povertà sono già presenti in diversi Paesi europei come Spagna, Francia, Germania, ma il reddito di cittadinanza vero e proprio è stato introdotto in via sperimentale soltanto in Finlandia e in Svizzera dove, lo scorso dicembre, è stato adottato il “reddito di base incondizionato” dal Consiglio comunale di Zurigo, che prevede una sorta di Salario garantito di 2500 franchi mensili, e che verrà messo in pratica entro due anni dall’approvazione. Questo salario dovrebbe sostituire gran parte dei servizi di welfare senza quindi pesare troppo sullo Stato.