Il 4 dicembre la maggioranza degli italiani ha bocciato la riforma costituzionale proposta dal governo di Matteo Renzi. Il referendum, senza quorum, ha coinvolto un alto numero di cittadini. Secondo i dati del Sole 24 Ore, domenica hanno votato il 68,5% degli elettori, esclusi gli italiani all’estero: sei su dieci. Una percentuale di soli sette punti inferiore a quella delle ultime elezioni politiche e di dieci punti superiore a quella delle europee del 2014. A portarli nelle cabine sembrerebbe essere stata una forte insoddisfazione per la situazione economica, soprattutto al sud e tra le giovani generazioni.

Il Veneto, regione dove si è votato di più, ha visto sfilare nei seggi il 76,7% di aventi diritto. Subito dietro l’Emilia-Romagna, con il 75,9%, e la Toscana, con il 74,5%. La Calabria è la regione che si aggiudica l’ultimo posto in termini di affluenza, dove la percentuale si è fermata al 54,4%. Il No si è imposto soprattutto al sud e nelle periferie: dal Lazio alla Sicilia, dove i votanti sono stati il 61,6%, è arrivato al 67,4%.
I dati forniti da YouTrend hanno evidenziato che nei 100 comuni con il tasso di disoccupazione più alto si è imposto il rifiuto alla riforma con il 65,8% dei voti.

Il Sì ha prevalso nelle città che superano i 100mila abitanti, soprattutto dove il Partito Democratico è più forte. Firenze non l’ha tradito e con il 56,9% ha sostenuto il suo ex primo cittadino. L’assenso ha vinto in 12 province su 106, cifra insufficiente per contenere i No, che hanno travolto la riforma scritta da Maria Elena Boschi e proposta dal governo.

Secondo i dati forniti da Repubblica avrebbero votato No l’81% di persone tra i 18 e i 34 anni e il 67% degli elettori tra i 35 e 54 anni. È la generazione della jobless society (società senza lavoro, ndr), giovani disillusi e arrabbiati, che alla narrazione di Renzi sostengono di non aver mai visto corrispondere un miglioramento concreto della qualità della vita. Soprattutto in termini di impiego.
Lo conferma anche il 50esimo rapporto del Censis, che vede negli under 35 una generazione abbandonata, che versa in una situazione peggiore rispetto a genitori e nonni. Abituato allo sfruttamento e al lavoro irregolare che, soprattutto al Sud, ostacola l’economia, un esercito di insoddisfatti ha tramutato la propria protesta in voto. Tra i ragazzi e i disoccupati la decisione di votare contro il più giovane presidente del consiglio è stata netta, il 70%.