Unito a Roma, diviso nelle regioni. Il centrodestra di governo sembra mostrare qualche crepa quando si parla di governatori regionali. Dopo un anno da presidente del Consiglio, Giorgia Meloni vuole battere cassa alle prossime elezioni regionali, forte dei consensi favorevoli, dopo aver chinato il capo più volte (ad esempio in Trentino). La premier vuole Paolo Truzzu al vertyice della Sardegna, ma il suo vero oggetto del desiderio, attorno al quale si sta consumando lo scontro con Matteo Salvini, è il Veneto nel 2025. Il leader leghista non vuole lasciare la Regione per due motivi: è una delle roccaforti storiche della Lega; il governatore Luca Zaia, una volta libero, sarebbe il candidato ideale per il postio di segretario del partito, Oggi, 15 gennaio, alle 14 è previsto il Consiglio federale della Lega per decidere la linea da adottare. Intanto, il Carroccio ha presentato una proposta di legge per consentire il terzo mandato consecutivo per i presidenti di Regione.
Nodi – Il primo nodo da sciogliere riguarda la Sardegna. Meloni non arretra sulla candidatura del sindaco di Cagliari Paolo Truzzu per le elezioni di febbraio: il centrodestra, tranne Lega e il Partito Sardo d’Azione (PSdA), ha approvato la scelta di Fdi e il primo cittadino di Cagliari ha già fatto partire la campagna elettorale. Salvini invece vorrebbe la riconferma di Christian Solinas, ma il governatore uscente, secondo alcune indiscrezioni, è stato sfiduciato dai suoi fedelissimi e anche i sondaggi non gli sono favorevoli. Entro la sera del 15 gennaio bisognerà consegnare i simboli elettorali, ma per le liste c’è ancora tempo. Il governatore della Liguria Giovanni Toti, in un’intervista rilasciata a La Repubblica, ha consigliato alla sua coalizione di «far scegliere le candidature ai territori». Si pensa che la Sardegna possa essere usata dalla Lega come moneta di scambio per tenersi il Veneto nel 2025.
Crippa all’attacco – «Il Veneto a un leghista» Così il vicesegretario della Lega Andrea Crippa ha commentato la sfida per le regionali, sottolineando che con o senza Zaia, la roccaforte veneta rimarrà al Carroccio. Meloni però non sembra essere d’accordo con questa visione: alle scorse elezioni politiche il suo partito ha preso più del doppio dei voti della Lega (32,7% contro 14,5%) e adesso non vuole più cedere il passo a Salvini come aveva fatto in Trentino. Però il Doge veneto non sembra avere intenzioni di muoversi dalla sua regione: l’obiettivo è rimanere a palazzo Balbi almeno per inaugurare le Olimpiadi Milano-Cortina 2026, ma per la legge elettorale in vigore non può ricandidarsi.
Terzo mandato – Permettere a chi è in carica da due legislature di potersi ricandidare. Questa è stata la proposta della conferenza Stato-Regioni del giugno 2023, e anche quella più recente (11 gennaio 2024) dal segretario della Liga veneta Alberto Stefani. Fdi e Forza Italia però non sembrano d’accordo con questa scelta: «Il terzo mandato mi suscita molte perplessità – ha affermato il ministro degli Esteri Antonio Tajani – Dato che un governatore ha molti poteri, credo che un mandato che duri 10 anni sia giusto». Una legge nazionale che aumentasse il numero delle possibili ricandidature sarebbe anche un assist per il centro sinistra dato che tre loro governatori con un ampio consenso (Vincenzo De Luca in Campania, Michele Emiliano in Puglia e Stefano Bonaccini in Emilia-Romagna) avrebbero la possibilità di correre per un terzo mandato.
Le altre partite regionali – Un cedimento della Lega in Sardegna potrebbe far scattare anche il domino delle candidature nelle altre quattro regioni al voto nel 2024: Basilicata, Umbria, Abruzzo e Piemonte. Solo in quest’ultima al momento sembra sicura solo la riconferma del forzista Alberto Cirio, in buoni rapporti con tutti i partiti della maggioranza. Nelle altre tre regioni la partita si potrebbe riaprire e nessuno risulta per il momento riconfermato. Per questo motivo, Tajani ha cercato di blindare la candidatura di Vito Bardi in Basilicata: «Non è in discussione perché ha lavorato bene».