Bersani e Renzi

In casa Pd si pensa già alle prossime elezioni. Mentre il segretario cerca di trovare una via d’uscita per una possibile governabilità, c’è chi si preoccupa già del “dopo Bersani”. Matteo Renzi per primo: “Io faccio il tifo perché Bersani ce la faccia, ma non sono ottimista se Grillo continua a dire no. Se Bersani non ce la fa, giocoforza si andrà a votare, non è che si sta cinque anni con un governo Pd Pdl o un governo di minoranza”. Il sindaco di Firenze non è sicuro sul “quando” si tornerà alle urne, ma dà per certo che “questa legislatura non sarà la più lunga della storia repubblicana”.

Lo scontro tra Bersani e Renzi continua anche sulla questione del finanziamento pubblico ai partiti, in particolare sulla presunta preparazione di un “dossier” sui costi del Pd voluto, secondo il Corriere della Sera, proprio da Renzi. “Non so cosa significhi richiamare oggi espressioni come dossieraggio. Io sono uno di quelli che non da ora, non dalle primarie, ma addirittura dalla Leopolda, propone di abolire il finanziamento pubblico ai partiti, di dimezzare il numero dei parlamentari e di rendere trasparenti – e online – tutte le spese”.

E proprio sul profilo politico di Renzi è intervenuto, in un’intervista al quotidiano Il Foglio di martedì 12 marzo, Graziano Delrio, sindaco di Reggio Emilia e presidente dell’Anci: ”Credo che, in caso di elezioni anticipate, il Rottamatore Renzi dovrebbe cambiare leggermente la sua piattaforma politica: il messaggio che la sua leadership sia il simbolo di una società aperta che punta al talento e non si limita a recitare ogni giorno il ‘noi’ triste e solitario della vecchia nomenclatura comunista, mi sembra sia passato”. Lo scenario è cambiato rispetto a quello delle primarie, aggiunge Delrio e sottolinea come per Renzi convenga “chinarsi sulla pancia del paese, come si sarebbe detto un tempo, di tarare il progetto più sui bisogni dei ceti deboli e di costruire una narrazione anche più di sinistra”

Maria Elena Zanini