«O l’Europa cambia o diventerà il fanalino di coda di un mondo che cambia rapidamente». Il presidente del Consiglio Matteo Renzi chiude ufficialmente il 13 gennaio il semestre italiano di presidenza dell’Unione Europea con un avvertimento. È questo il vero punto di interesse del discorso al Parlamento europeo, più che lo scontato elogio del semestre a guida italiana. «Questo tipo di Europa ha dato l’impressione di essere troppo spesso un modello basato sull’economia, sui parametri, sui vincoli. Questo atteggiamento è stato un errore». Un altro attacco, quindi, all’austerità imposta dalla leadership tedesca, da superare secondo Renzi con un cambiamento del paradigma economico europeo, un progetto orientato alla flessibilità e alla crescita. Come il massiccio programma di investimenti avviato dalla Commissione Juncker, che però il presidente del Consiglio vorrebbe realizzato nei fatti.
Il presidente del Consiglio ribadisce comunque che l’Italia è pronta a essere generosa con il programma, il fondo per gli investimenti strategici della Commissione europea. Ma torna alle critiche su un punto ritenuto strategico dal Governo per questo semestre. «È incomprensibile che ci sia resistenza, da parte di alcuni Paesi, contro la messa a punto di norme europee di tutela del “made in”». Poi l’elogio di questi mesi europei a guida italiana: «Non si guida un semestre pensando all’interesse del tuo Paese, ma pensando al futuro dell’Europa. In questi sei mesi abbiamo fatto molto. E gli europei devono sapere che noi abbiamo dato più risorse di quante ne abbiamo prese. L’Italia ha contribuito a salvare Stati e istituti di credito di altri Paesi, senza prendere un centesimo per i propri istituti, ma perché crediamo nell’Europa».
Prima di entrare nel cuore del proprio discorso, Renzi aveva riservato parole di stima per il dimissionario presidente della Repubblica italiano. «Abbiamo fatto le nostre riforme avendo esempi nella nostra storia di grandi europeisti. Vorrei ricordarne uno: Giorgio Napolitano, che in queste ore lascerà l’incarico». Un ringraziamento che ha suscitato gli applausi dei deputati europei
Matteo Furcas