«Il Pd fa i conti con una grande opportunità. Non c’è il rischio di smottamento al centro». Matteo Renzi rassicura sull’identità del Partito Democratico. In un’intervista del 12 maggio, alle telecamere di Repubblica Tv, parla da segretario prima che da presidente del Consiglio. Nega “derive centriste” e conferma che «il Pd è la casa del centrosinistra». Al momento, nei suoi pensieri, c’è prima il partito: la performance dei democratici alle prossime elezioni regionali è la questione più importante. Ed è per questo che Renzi non risparmia dichiarazioni sulle vicende politiche locali in Liguria e in Campania.

LIGURIA – In questa regione «la sinistra masochista ha chiesto primarie e le ha perse e anziché accettare il risultato, lo ha rimesso in discussione e ha scelto un candidato contro quello ufficiale del Pd», attacca Renzi. Il segretario dem sembra non aver ancora smaltito lo smacco della minoranza del suo partito. Schierata insieme a Sel, a sostegno di Luca Pastorino, contro la candidata ufficiale dei democratici Raffaella Paita.

CAMPANIA  –  «Alcuni candidati mi imbarazzano eccome, però dico che le liste Pd sono pulite», ha detto Renzi. Anche qui l’appuntamento per le elezioni regionali del prossimo 31 maggio è sempre più vicino. E costringe il premier a prendere posizione. In queste settimane in Campania (una delle sette regioni chiamate al voto) sono stati molti i cambi di casacca: ex esponenti di Forza Italia e del centrodestra, persone indagate o sotto processo hanno ingrossato le liste civiche a sostegno del candidato del Partito Democratico Vincenzo De Luca. E, in molti, hanno cominciato a sollevare “la questione morale”.

Una stretta di mano fra il premier Matteo Renzi e Vincenzo De Luca. Il sindaco di Salerno è il candidato Pd alle regionali del 31 maggio. (foto d'archivio)

Una stretta di mano fra il premier Matteo Renzi e Vincenzo De Luca. Il sindaco di Salerno è il candidato Pd alle regionali del 31 maggio. (foto d’archivio)

«Siamo intervenuti in modo molto forte sul Pd», ha precisato il presidente del Consiglio. «Su alcune liste collegate al Presidente si può discutere, ci sono candidati che non voterei neanche se costretto, ha ammesso Renzi. Segno, dunque, che la prossima tornata elettorale è un test importante per la vita del governo. Ed è lo stesso premier, con le sue dichiarazioni, a caricarle di un enorme valore politico.

È la prima volta, infatti, che il presidente del Consiglio si esprime sul caso Campania. Nessuna risposta era giunta dal segretario dem lo scorso primo marzo. Quando lo scrittore anti camorra Roberto Saviano aveva invitato a disertare le primarie dei democratici del giorno dopo: «Non andate a votare, questo il mio consiglio», aveva scritto Saviano in un post sulla sua pagina Facebook. Ma Renzi aveva lasciato correre e De Luca era riuscito ad imporsi con il 52% delle preferenze sul compagno di partito Andrea Cozzolino.

Sul sindaco di Salerno in corsa per la regione – il premier ne è consapevole – incombe poi il rischio decadenza: «è una contraddizione che nessuno può negare ma quando gli si è consentito di partecipare alle primarie si è preso atto che la norma è stata disapplicata a Salerno ma soprattutto a Napoli. Di fatto è un problema superabile», glissa Renzi. Ma il problema resta. Anche in caso di vittoria, infatti, la legge Severino potrebbe impedire a De Luca di diventare governatore. La condanna in primo grado per abuso d’ufficio che pende sulla testa del candidato dem infatti rientra nei casi di incandidabilità previsti dalla norma.

Carmela Adinolfi