Di Maio

Il Vicepresidente della Camera Luigi Di Maio, del M5S

“Scusa l’ingenuità, caro Luigi, ma voi fate sempre così?”. La politica ai tempi del web, dei social network e degli smartphone passa anche da qui: da bigliettini di carta scritti a mano. Come quelli che si sono scambiati martedì 25 febbraio Matteo Renzi e Luigi Di Maio tra i banchi della Camera dei Deputati, prima che l’assemblea votasse la fiducia all’esecutivo guidato dall’ex sindaco di Firenze. Curioso notare come, in una sorta di rivincita della carta, questi foglietti scritti a penna abbiano scatenato nei giorni successivi un ampio dibattito. Dove? Sul web, soprattutto. Perché è lì che, nel nome della trasparenza e degli ideali che animano il Movimento di Grillo e Casaleggio, Di Maio ha pubblicato tutto il carteggio con il neo premier.

carteggio Renzi-Di Maio

“Io mi ero fatto l’idea che su alcuni temi potessimo davvero confrontarci, ma è così oggi per esigenze di comunicazione o è sempre così ed è impossibile confrontarsi? giusto per capire. Sul serio, senza alcuna polemica”, prosegue Renzi nel suo primo messaggio. Al quale Di Maio risponde così:

risposta carteggio Renzi- Di Maio

“ciao, 1) guida al regolamento: i banchi del governo devono essere liberi da deputati quando qualcuno parla in aula. Il governo è tenuto ad ascoltare i deputati. La Boldrini doveva richiamare la Polverini (che in quel momento era vicina a Renzi e stava parlando con lui, ndr). Non lo ha fatto. 2) Forse non è chiaro che in un anno abbiamo visto di tutto. Abbiamo visto la tua maggioranza votare in 10 mesi: 2,5 miliardi di euro di condono alle slot machine. 7,5 Miliardi di euro alle banche. 50 Miliardi di euro per gli F35. Che ti aspettavi gli applausi?”

Il carteggio è poi proseguito con altri messaggi, nei quali i due interlocutori si sono mantenuti sulle rispettive posizioni. Ma al di là del contenuto, comunque, nella discussione che ne è nata sul web il punto più dibattuto è stato un altro: chi ne ha giovato, da questa pubblicazione? Chi è stato veramente l’ingenuo?

Diverse, naturalmente, sono state le risposte e gli atteggiamenti. C’è stato chi, nel nome della privacy, ha criticato l’atteggiamento del capogruppo dei M5S alla Camera. Chi ha visto nella pubblicazione dei bigliettini un chiaro segno del carattere totalitario del M5S, che invoca trasparenza ma in realtà mal sopporta le voci dissonanti al suo interno. Chi ha difeso Di Maio, denunciando il tentativo vergognoso di Renzi di raggiungere accordi sottobanco poco trasparenti. Chi, infine, ha fatto notare che, forse, proprio ingenuo Renzi non è stato, e ha anzi utilizzato a suo vantaggio l’arma della trasparenza dei M5S.

Insomma, cos’è quel “Scusa l’ingenuità” di Renzi? Excusatio non petita, o astuta mossa per inchiodare i grillini alle loro responsabilità? Difficile rispondere, anche se c’è stato persino chi, sulla base della grafia del premier, ha provato ad abbozzare un profilo del suo carattere e della sua attitudine a governare.

Quel che è certo, comunque, è che l’episodio dei “pizzini” tra Renzi e Di Maio ha in qualche modo rimesso al centro del dibattito politico elementi che, tra consultazioni online e web democracy stanno progressivamente perdendo importanza: la carta, la scrittura a mano, e per estensione lo scambio di corrispondenza. Proprio come quando si era piccoli e ci si scambiava messaggini, come infatti hanno ironizzato alcuni sul web. Ironia che, in questo caso, non è giustificata dal contenuto comunque serio dei messaggi, e dalla motivazione di fondo – furba o ingenua che sia stata – che li ha originati: il tentativo di tessere un dialogo. Motivazione ben lontana da quella di qualche predecessore di Renzi, che utilizzava sempre carta e penna, ma con fini un po’ diversi da quelli istituzionali.

Francesco Loiacono