Un lungo colloquio, forse un’ora. Un faccia a faccia davanti ad un balcone del Teatro Regio di Parma. Sul palco, contemporaneamente, lo spettacolo per il centenario della Barilla. E’ stato un incontro voluto da entrambi, quello tra Matteo Renzi e Silvio Berlusconi. Il secondo, dopo il famoso pranzo di Arcore nel dicembre 2010. Un nuovo scambio idee tra il sindaco rottamatore e il leader del Pdl, in un momento cruciale. Per il futuro politico del Paese. E pure per quello interno al Pd.

“Quanto sei alto, Matteo?”, scherza l’ex presidente del Consiglio per rompere il ghiaccio. Politica e Quirinale, secondo un tam tam di indiscrezioni, i temi dell’incontro. Smentiti in parte da Renzi. “Cordiale”, assicurano persone vicine ai due interlocutori. Subito, però, il sindaco di Firenze – anima turbolenta di parte del Pd – vuole chiarire che solo il segretario del partito, Pierluigi Bersani, è l’unico che può stringere accordi politici con il leader del Pdl: “Col presidente Berlusconi ci siamo incontrati in modo molto chiaro: ci siamo salutati alla fine così come con Montezemolo e con gli altri. Non si è parlato di politica, nel senso che se Berlusconi ha qualcosa da affrontare – è il distinguo di Renzi – lo deve fare con Bersani e Bersani, se vorrà, lo affronterà con Berlusconi”.

Di sicuro, tutti e due, sia Renzi che Berlusconi, puntano alle elezioni nel più breve tempo possibile. E tutti e due sono pronti a sfidarsi in campagna elettorale, forti di sondaggi che li vedono vincenti (Il Pdl per ora è il primo partito, secondo le ultime rilevazioni; Renzi è in cima alla lista degli italiani per gradimento come futuro premier).  “Renzi mi vuole sfidare? Finora ne ho fatte sei e le ho vinte tutte, ormai ho l’abitudine a vincere”. Con una battuta, poco prima che si alzasse il sipario, Berlusconi ostenta sicurezza.

Se entrambi vorrebbero un ritorno alle urne, diverse invece restano le posizioni sul Quirinale: a Renzi piacerebbe Romano Prodi, a detta di alcuni fedelissimi come Graziano Del Rio, presidente Anci. Mentre Berlusconi ha addirittura promesso una fuga all’estero in caso di elezione del Professore bolognese. Comunque, la linea ufficiale del Pdl è il “richiamo alla responsabilità”. Tanto che anche in questa occasione, il Cavaliere ha confermato la possibilità di aderire alle proposte del Pd su Quirinale e Governo: “Per quanto riguarda la presidenza della Repubblica – chiarisce infatti l’ex premier – potremmo aderire a un candidato proposto dal Pd purché ci sia la possibilità di collaborare nel governo. E che questo possa varare con urgenza quei provvedimenti per far uscire l’economia dalla crisi recessiva che è tragica”.

Si smarca invece, almeno ufficialmente, dal toto Colle il sindaco di Firenze: “Io da questa dimensione sono fuori: come noto. Non sono membro del Parlamento per scelta; non sono grande elettore questa volta non per scelta mia, ma ho detto con molta chiarezza che l’importante sia far presto. Se si decide un governo tecnico, di larghe intese, balneare, istituzionale, si mettano d’accordo subito. L’Italia – conclude – non si può permettere di perdere tempo”.

Al di là di tutto, una cosa è certa: l’incontro tra Matteo Renzi e Silvio Berlusconi è destinato a diventare l’ultima turbolenza nel Partito Democratico.

Enrico Tata