Nel 2023 la spesa militare globale ha superato i 2.400 miliardi di dollari, raggiungendo il livello più alto mai registrato. Un record che si aggiorna ogni anno a partire dal 2009. La tendenza non si invertirà a breve, anche considerando che nei giorni scorsi l’Unione Europea ha approvato il Rearm Europe Plan, programma che potrebbe portare il Vecchio Continente a investire fino a 800 miliardi di euro in quattro anni in spese militari. Un piano che appare in contrasto con le parole della Costituzione europea: «L’Unione si prefigge di promuovere la pace, i suoi valori e il benessere dei suoi popoli». Per questo motivo oltre 2600 scienziati hanno firmato un manifesto contro il riarmo, con una convinzione: «L’idea che la pace dipenda dal soverchiare le altre parti conduce all’escalation, l’escalation porta alla guerra».

Il contenuto – I promotori del manifesto sono i fisici Carlo Rovelli e Flavio Del Santo, che presentano sé stessi e gli altri firmatari non solo come intellettuali, ma anche come «cittadini consapevoli dei rischi globali attuali». Cittadini che in quanto tali hanno «l’obbligo morale e civico di far sentire la propria voce contro l’appello per una ulteriore militarizzazione europea, ed esortare al dialogo, alla tolleranza e alla diplomazia». Nell’introduzione Rovelli e Del Santo fanno riferimento alle numerose guerre in corso, menzionando non solo quello tra Russia e Ucraina e il «genocidio palestinese» dell’esercito israeliano, ma anche quelli in Sudan e nella Repubblica Democratica del Congo. Secondo il report dell’Institute for Economics and Peace, alla fine del 2024 nel mondo erano in corso 56 guerre che coinvolgevano direttamente o indirettamente almeno 92 Paesi.
A questi dati si aggiunge il rischio di catastrofe nucleare quantificato dal Doomsday Clock (Orologio dell’apocalisse) del Bulletin of the Atomic Scientists, mai così alto come oggi. L’analisi si sposta poi sull’Europa, criticata per la reazione «affrettata e miope» agli sviluppi del conflitto in Ucraina e al riposizionamento degli Stati Uniti, a causa del quale «si sente messa da parte e teme che la sua pace e prosperità possano essere a rischio». Le critiche a una propaganda bellica «alimentata da paure grottesche» sono accompagnate da analisi concrete, che testimoniano come la militarizzazione non sia strettamente necessaria. I due fisici spiegano infatti che «la Russia ha un Pil inferiore a quello dell’Italia da sola, che l’Europa ha armi nucleari proprie e che la spesa militare Europea è già più di tre volte superiore a quella russa. I politici affermano che la Russia abbia obiettivi espansionistici verso l’Europa, e minacci Berlino, Parigi e Varsavia, quando ha appena dimostrato di non essere nemmeno in grado di catturare il suo ex satellite, Kiev». Il monito finale è una rivisitazione della frase latina Si vis pacem, para bellum (Se vuoi la pace, prepara la guerra) di Vegezio, autore romano del IV secolo d.C. Parole probabilmente valide poco meno di 2000 anni fa, ma oggi anacronistiche. Rovelli, Del Santo e i 2629 firmatari affermano infatti Si vis pacem per pacem. Se vuoi la pace, costruisci la pace, non la guerra.

Il precedente – Come ricordano anche Rovelli e Del Santo nel proprio manifesto, già nel 1955 il premio Nobel per la letteratura Bertrand Russell e quello per la fisica Albert Einstein, insieme ad altri scienziati, avevano scritto un documento che denunciava il pericolo delle armi nucleari. Il periodo era infatti quello della Guerra Fredda e in particolare una fase di escalation nucleare tra Stati Uniti e Unione Sovietica, dopo i test della bomba all’idrogeno del 1952. Il manifesto Russell-Einstein ha poi ispirato il Pugwash, movimento internazionale nato per favorire un dialogo tra scienziati di diversa ispirazione e provenienza con l’obiettivo di contribuire al disarmo. A conferma dell’efficacia del lavoro svolto, nel 1995 il Pugwsh e il suo presidente, il fisico polacco Józef  Rotblat, hanno ricevuto il premio Nobel per la pace.