La miglior difesa è l’attacco. Deve aver pensato questo Vincenzo De Luca, presidente della regione Campania, quando ieri ha registrato un video di quasi 10 minuti per rispondere alle accuse sulla gestione dei rifiuti sollevate dalla testata online Fanpage e che hanno portato alle dimissioni del figlio Roberto, assessore del Comune di Salerno. «La Campania oggi è un modello nazionale di rigore, correttezza amministrativa, onestà e trasparenza», scandisce De Luca. Che poi incalza: «Contro di noi è in atto un’aggressione squadrista e camorrista. Stiamo portando avanti una nuova Resistenza».

Gli attacchi a M5S e LeU – Nel mirino dello “Sceriffo”, soprannome che si è guadagnato negli oltre 15 anni da sindaco di Salerno, finiscono anche Luigi Di Maio e Pietro Grasso, i leader di Movimento 5 Stelle e Liberi e Uguali che hanno criticato duramente il Pd per la vicenda. «Di Maio prende 15mila euro al mese e parla contro la casta, lo sfido a un dibattito. Grasso si dovrebbe vergognare».

L’inchiesta di Fanpage – La bomba dei rifiuti è esplosa venerdì 16 febbraio, quando la Procura di Napoli ha comunicato di aver iscritto nel registro degli indagati Roberto De Luca, 34enne assessore al bilancio della città di Salerno e figlio del governatore Vincenzo. Il motivo è un video, pubblicato dal sito Fanpage.it, nel quale De Luca incontra un ex boss della camorra, Nunzio Perrella, che finge di proporsi come intermediario per lo smaltimento delle cosiddette “ecoballe”, cioè dei cilindri di grosse dimensioni in cui si ammassano i rifiuti solidi urbani. Perché Roberto De Luca tratta un argomento su cui non ha competenza – lo smaltimento dei rifiuti è materia regionale – oltretutto ricevendo in forma privata un ex boss? Secondo i detrattori del Partito Democratico è la prova di una gestione quanto meno poco trasparente di attività che muovono decine di migliaia di euro. Secondo i sostenitori di De Luca, invece, Roberto ha soltanto partecipato a un incontro che gli era stato richiesto, e il video di Fanpage.it sarebbe stato tagliato in modo da mettere in cattiva luce il giovane amministratore.

Le dimissioni – Domenica 18 febbraio, nel corso di un evento del Pd nel quale, tra l’altro, veniva presentata la candidatura alla Camera di Piero De Luca, altro figlio di Vincenzo, Roberto de Luca ha rassegnato le dimissioni da assessore di Salerno. «Non intendo offrire alibi a nessuno, né pretesti per operazioni di aggressione politica», ha dichiarato, «ma è chiaro a tutti che è stata messa in piedi, con l’ingaggio addirittura di ex camorristi, una provocazione vergognosa, per inquinare e condizionare la campagna elettorale. Una vicenda oscura».

I reati – Ma il video con Roberto De Luca non è l’unico diffuso da Fanpage.it. La testata ha realizzato un’inchiesta dal titolo “Bloody Money” sulla gestione dei rifiuti in Campania, che si svolgerà in sette puntate. Il primo episodio chiamava in causa un altro politico, Luciano Passariello, a sua volta candidato alle elezioni del prossimo 4 marzo con la destra di Fratelli d’Italia. Anche Passariello è stato iscritto nel registro degli indagati. La Procura di Napoli ha ordinato inoltre perquisizioni negli uffici regionali e nella sede della Sma, la società partecipata dalla Regione Campania che si occupa di tutela dell’ambiente. Passariello è presidente della Commissione speciale che si occupa delle società partecipate, tra cui figura anche la Sma. Nel mandato di perquisizione, la Procura di Napoli ipotizzava reati di corruzione aggravata dalla finalità mafiosa, corruzione e finanziamento illecito dei partiti.

Le reazioni politiche – Intanto non mancano le reazioni del mondo politico. Dopo aver visto il video pubblicato da Vincenzo De Luca, il presidente del Pd di Napoli, Tommaso Ederoclite, ha invitato il governatore a moderare i toni in un lungo post su Facebook. «Ti chiedo di lasciare perdere queste boutade aggressive e fuori dalle righe – scrive Ederoclite – chiamando “camorristi” e “squadristi” i ragazzi di Fanpage.it, che (…) cercano di fare un lavoro di qualità in una terra difficile. Certo, qualcuno esagera nelle dichiarazioni pubbliche, qualcuno forse è spinto anche da motivazioni politiche oltre che professionali e civiche, ma la gran parte di loro ci mette cuore ed anima, passione ed orgoglio». Questa mattina ha parlato anche Raffaele Cantone, presidente dell’Autorità nazionale anti corruzione (Anac), in un’intervista al Giornale Radio della Rai: «Non avrei mai pensato che certi metodi di smaltimento illegale dei rifiuti continuassero, forse sono stato ingenuo, ma vedere il filmato in cui un delinquente criminale afferma di smaltire i fanghi buttandoli nelle fogne, mi ha colpito molto».